Arriva l’inverno, sui tetti in azione gli spazzacamini 

Un mestiere ricco di storia. Nelle Giudicarie sono giornate intense per gli otto professionisti Sveglia all’alba, caffè al bar e ricca agenda. I vigili del fuoco: «Meno roghi con la manutenzione»


Aldo Pasquazzo


Storo. In Giudicarie, contrariamente alla vicina Valsabbia, gli spazzacamini sono non solo in numero superiore, ma dove ognuno vanta una clientela considerata fissa, sia in Giudicarie che in Lombardia. Da Pinzolo al fondovalle del Chiese a Ponte Arche, Bleggio e Lomaso se ne contano ben otto di cui tre a Sella Giudicarie (Guido Alari, Riccardo Valenti e Marco Facchini) e altri due a Zuclo (Nicola e Franco Zoaneti), oltre uno a Tione e Storo, rispettivamente nelle persone di Enos Salvadori e Carlo Secondo Ferrari.

Al passo coi tempi

Rispetto al passato tale mestiere comporta molta professionalità e una conoscenza in materia anti infortunistica. Fino a 20 anni fa il mestiere dello spazzacamino non invogliava ad essere intrapreso e chi lo esercitava era gente di mezza età e che non trovava lavoro. A quei tempi si era soliti paragonare lo spazzacamino ad una specie di “disperato”, con ai piedi delle pantofolone e ricoperto di fuligine dalla testa ai piedi. Erano i tempi che a Storo e Condino a fare quel mestiere erano i compianti Floriano Ferretti, Narciso Bianchini e Luigi Poletti Ciòpelin. Da alcuni anni a questa parte però quella professione ha acquisito spazio, dignità, credito e anche un certo riscontro economico. Ora si sono attrezzati di aste, scovoli, spazzole rotanti, aspiratori e telecamere.

Autunno di lavoro intenso

«Il periodo dove si riscontra maggior lavoro è adesso, in vista dell’autunno quando stufe e cucine economiche e stube incominceranno di nuovo a funzionare» avverte Diego Lorenzetti che opera su Pinzolo e per il resto di Rendena. Lorenzetti, tra i più giovani fra gli spazzacamini giudicariesi, fa sapere che da queste parti «manca la cultura del camino soprattutto quando lo si costruisce, dove non sempre si tiene conto di talune difficoltà che poi emergono al momento di metterci mano per effettuare la normale manutenzione».

Incendi in diminuzione

«Contrariamente ad una volta – avverte Andrea Bagattini ispettore distrettuale dei 37 corpi giudicariesi che complessivamente al loro interno contano 800 pompieri effettivi e 400 alievi - le canne fumarie che vanno a fuoco sono calate rispetto al passato (una cinquantina all'anno) sia perché la gente fa più attenzione a quanto brucia sia dal fatto che almeno una volta all’anno si affida proprio allo spazzacamino. L’utilizzo di gas e pelet fanno riscontrare una temperatura meno elevata e anche questo incide. Non ultimo canne più a norma e magari con all'interno camicia in acciaio dà affidabilità maggiori». Carlo Secondo Ferrari, spazzacamino di Storo, quotidianamente all'alba sale sul suo furgone super attrezzato e, dopo una tappa da Gemma per un caffè alla staffa, inizia a scandagliare i vari tetti, molti dei quali proprio nella vicina Valsabbia e giù sino a Brescia.

«A differenza di una volta, il camino sul tetto si raggiunge non più scavalcando finestre o abbaini ma attraverso appositi chiusini. Poi una volta lassù si ricorre ad una vera e propria imbragatura che in caso di imprevisti ci garantisce un sicuro ancoraggio. Alla sera predispongo il da farsi, ma solo dopo aver preso visione del brogliaccio quotidiano e predisponendo il lavoro del giorno dopo pur sapendo che gli utenti sono solito avvisarli almeno una settimana prima dell'intervento».













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