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Ghiacciai trentini, nel 2023 persi 65 ettari (90 campi da calcio)

Presentati i dati rilevati dalla Commissione glaciologica della Sat: sotto osservazione Mandrone, Presanella e Lares (nella foto, ghiacciaio di Lares)



TRENTO. Anche l’inverno 2022-2023 si è rivelato piuttosto avaro di neve sulle Alpi italiane e in Trentino. La scarsa copertura nevosa e le temperature elevate stanno fondendo i ghiacciai. Di quanto? Sul ghiacciaio del Mandrone, della Presanella e del Lares si stanno verificando fenomeni di crolli circolari spesso legati al passaggio di acqua di fusione nella parte basale del ghiacciaio.

La Sat, attraverso la propria Commissione glaciologica, misura da decenni gli arretramenti frontali dei più grandi ghiacciai del Trentino e, dal 2022-2023, grazie alla collaborazione con Acqua Surgiva – Gruppo Lunelli, segue anche il monitoraggio delle variazioni di area dei ghiacciai con dati satellitari attraverso l’utilizzo di dati telerilevati o acquisiti sul campo anche mediante droni e laser altimetri satellitari.

Sul tavolo i dati di misurazione di “ghiacciai campione” come quello del Mandrone, della Presanella e del Lares. Quello che emerge è che i ghiacciai trentini hanno registrato anche per il 2023 importanti regressi. Complessivamente nel 2023 in Trentino si sono persi indicativamente 65 ettari, pari a quasi 90 campi da calcio, di ghiacciai, nonostante le intense precipitazioni di carattere piovoso che hanno visto importanti eventi meteorologici durante tutta la tarda primavera estate, con alluvioni in Pianura Padana e diversi smottamenti dovuti alle intense precipitazioni anche sul territorio trentino.

“Per quanto riguarda il Mandrone, l’arretramento è inferiore ai dati da record dell’estate 2022, ma ben superiori alle medie di arretramento degli anni precedenti – ha detto Ferrari – L’elevato arretramento delle ultime due stagioni ha provocato anche la frammentazione di corpi glaciali che già nel 2022 avevano mostrato le prime frammentazioni. E se i ghiacciai più grandi hanno evidenziato perdite di superfici di svariati ettari, i più piccoli hanno subito anche nel 2023 ulteriori contrazioni che li hanno portati a separarsi dai ghiacciai maggiori o arrivare alle misure minime per essere considerati “ghiaccio morto”.

Dati preoccupanti anche per il Ghiacciaio della Presanella che continua ad essere soggetto a sconnessioni e frammentazioni. “Il ghiacciaio della Presanella – ha proseguito il presidente Commissione Glaciologica SAT - ha visto per esempio la parte basale con una superficie superiore ai 30 ettari, sconnettersi dalla zona a monte. Questi fenomeni di frammentazione, lasciano isolate le parti basali, lontane dalle zone di accumulo, aumentando la loro fusione come sta avvenendo anche alla parte basale del ghiacciaio di Lares”.

“Il ghiacciaio di Lares – avverte Ferrari - per la sua conformazione e posizione è uno dei ghiacciai più in sofferenza in Trentino, ha perso circa 20 ettari di superficie dal 2022 e quasi 110 ettari dal 2015, e vede preoccupanti arretramenti anche nella parte più alta. A conferma della situazione critica con vistosi crepacci e l’instabilità dei passaggi in roccia, i Comuni di Massimeno e Valdaone sono stati costretti a chiudere il Passo di Cavento che collega il ghiacciaio di Lares con la Vedretta della Lobbia”.

Quindi che fare? Una volta appurato lo stato “di cattiva salute” dei ghiacciai come ci si deve muovere? L’auspicio della Sat è che si proceda con l’attuazione di buone pratiche per il risparmio e la valorizzazione della risorsa idrica: “Fondamentali e strategiche sono anche la divulgazione e la sensibilizzazione dell’importanza dell’ecosistema in cui viviamo”.













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