IL CASO

Formaggio contaminato, caseificio nei guai. L'ispezione partì da un bimbo che si sentì male

Presidente e casaro di Coredo citati a giudizio per produzione e commercializzazione di prodotti contaminati. Una seconda inchiesta riguarda il piccolo: in ospedale da 20 mesi per escherichia coli



TRENTO. Dopo aver mangiato del formaggio crudo un bambino di nemmeno sei anni  si sentì male. Era il 5 giugno 2017 e da allora il piccolo giace in un letto di ospedale. Su cosa sia accaduto c'è ancora in corso un'inchiesta per lesioni gravissime coordinata dal pubblico ministero Maria Colpani che sta cercando di capire come il piccolo possa aver contratto la malattia. Ed è tutto da verificare. Il nesso di causalità è molto difficile da individuare perché il bambino è stato trattato con antibiotici subito dopo il ricovero.

Nel frattempo, però, la pm ha chiuso un'inchiesta parallela citando a giudizio per il 12 aprile per i reati di produzione e commercializzazione di prodotti contaminati e di inosservanza di provvedimenti dell'autorità, il presidente del caseificio sociale di Coredo, Lorenzo Biasi, 36 anni di Sfruz, e il casaro dello stesso caseificio, nonché responsabile dell'autocontrollo, Gianluca Fornasari, 47 anni residente a Predaia.

Secondo l'accusa, i due avrebbero violato l'articolo 5 della legge 283 del '62 perché avrebbero prodotto e messo sul mercato formaggi contaminati da cariche microbiche superiori ai limiti di legge.

Per quanto riguarda Fornasari, la Procura ipotizza che avrebbe omesso di richiedere adeguati controlli e di richiedere di effettuare ispezioni sul campo al fine di verificare le condizioni igieniche delle stalle dei conferitori. Inoltre, i due non avrebbero ottemperato alla disposizione impartita dall'Unità operativa Igiene e sanità pubblica veterinaria di Cles del 30 giugno 2017 con la quale si imponeva al presidente del caseificio sociale di Coredo di effettuare un richiamo agli allevatori per una più corretta applicazione di una procedura di pulizia e disinfezione di mungitura e delle operazioni collegate. Tutto, però, è da dimostrare in giudizio.

Il piccolo aveva contratto la Seu, sindrome emolitico-uremica, causata dal batterio dell'escherichia coli che può essere contenuto nel latte crudo, che era stata diagnosticata dopo il trasferimento dall'ospedale di Trento e quello di Padova, nei primi giorni di giugno 2017. Dall'ospedale il caso è stato segnalato all'Azienda sanitaria di Trento che ha inviato ispettori al caseificio di Coredo. Da qui l'inchiesta che ha portato alla citazione a giudizio nella quale i genitori del bambino vengono individuati come parti offese insieme al piccolo, ma al momento solo per quanto riguarda la produzione e commercializzazione del formaggio contaminato.













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