Capriana si raccoglie in chiesa per dire addio a Carlo Capovilla

Capriana. Chiesa gremita in ogni ordine di posto ieri pomeriggio a Capriana per dare l’ultimo affettuoso abbraccio a Carlo Capovilla, lo sfortunato operaio che ha perso la vita giovedì sera...



Capriana. Chiesa gremita in ogni ordine di posto ieri pomeriggio a Capriana per dare l’ultimo affettuoso abbraccio a Carlo Capovilla, lo sfortunato operaio che ha perso la vita giovedì sera schiacciato da un tronco, mentre preparava la legna in località Pra del Manz. Sul sagrato della chiesa parrocchiale ieri erano schierati i componenti della Sezione del fante di Fiemme, con numerose rappresentative di altre sezioni del Trentino. Ma erano presenti anche gli alpini con il loro gagliardetto, i bersaglieri e i volontari dei Mondiali, di cui faceva parte anche Carlo Capovilla.

«Il mite Carlo, il buon Carlo, il timido Carlo erano le parole che ho sentito in questi giorni in paese dalla gente che lo conosceva - ha attaccato nell’omelia il decano di Fiemme don Albino Delleva –. Purtroppo il nostro amato Carlo – ha aggiunto il sacerdote - se n’è andato come nessuno avrebbe voluto, in maniera incredibile e strana, su nel bosco, che era la cosa a lui più cara. Non c’è un minimo di ragione né una spiegazione. Rimane solo incredulità e sgomento e può nascere anche un sentimento di ribellione: una comunità persa, stordita e spaesata. L’Apocalisse, come abbiamo sentito poco fa nella prima lettura, parla di un Dio che spegne le lacrime e di un luogo in cui non ci sarà più posto per la sofferenza il dolore e la morte». Il sacerdote,visto che il Vangelo parlava della resurrezione del figlio della vedova di Naim, ha proseguito: «Gesù si è lasciato commuovere dalle lacrime della vedova di Naim, non lo ha fatto per le lacrime di Carlo e della mamma Angelina Daves. Ma per chi ha fede c’è una certezza- ha ammonito don Albino –: le lacrime di Carlo e della mamma alla fine della vita le asciugherà e dirà “Carlo, alzati e cammina”, come ha fatto per il figlio delle vedova. Questa è la nostra certezza ed anche il nostro conforto».

Al termine del rito funebre, molto vivo e partecipato, c’è stato l’affettuoso saluto della nipote Tamara e quello del presidente della sezione del Fante di Cavalese Alfredo Zorzi, che ha ricordato con commoventi parole l’impegno e l’orgoglio con cui Carlo, vicepresidente della sezione, portava il berretto della fanteria. «Era il nostro portabandiera – ha detto Zorzi- e lo ha fatto con passione ed orgoglio, come era nel suo carattere di lavorare in silenzio al servizio degli altri».

Paolo Vaia ha poi letto la bella Preghiera del Fante, mentre il coro parrocchiale intonava il «Signore delle Cime». L.CH.













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