IL CASO

Farah scortata in Italia dai Carabinieri di Laives 

La diciannovenne era stata portata in Pakistan dai genitori e fatta abortire Ieri ha pubblicamente ringraziato gli angeli custodi dell’Arma del 7° Reggimento

 



BOLZANO. Sono in quattro. Svolgono il loro servizio in Pakistan come scorta all’ambasciatore italiano a Islamabad, Stefano Pontecorvo. Questa volta, però, i quattro carabinieri del 7° Reggimento “Trentino Alto Adige” di stanza a Laives hanno anche vestito i panni degli “angeli custodi”. Panni a dire il vero tutt’altro che inusuali per gli uomini dell’Arma. Lo hanno fatto per Farah Tanveer, la ragazza pakistana di 19 anni riportata in patria dal padre e costretta ad abortire. Dal momento in cui è scattato l’allarme, grazie ad un disperato vocale che la povera ragazza aveva inviato con whatsapp ad alcune amiche veronesi, prima i carabinieri hanno affiancato le forze di polizia pakistane nelle indagini e nelle fasi di liberazione della giovane e poi, l’hanno scortata per tutta la sua permanenza in Pakistan, accompagnandola, infine, fino all’aereo che l’ha riportata in Italia tre giorni fa. Una presenza di alto profilo professionale, quella dei carabinieri, che però non è mai stata priva dell’importante componente umana. Lo dimostra la foto scattata in Pakistan che mostra una sorridente Farah accanto alla bandiera italiana e con in testa il cappellino del 7° Reggimento, la targa con incisa una toccante frase di William Shakespeare sul rispetto dovuto alle donne, che i quattro militari le hanno consegnato, e i ringraziamenti pubblici ai carabinieri che la diciannovenne ha voluto esprimere nel corso della conferenza stampa svoltasi ieri a Verona. «Ho cominciato ad essere più tranquilla grazie alla scorta dei carabinieri di Bolzano che mi hanno tenuto compagnia – ha spiegato Farah –, mi hanno accompagnata sin dal giorno in cui sono uscita di casa, mi hanno fatto sentire più serena, più tranquilla, mi hanno fatto capire, perché sinceramente non sapevo, cosa stava accadendo fuori. Mi hanno aiutata a stare più tranquilla. Li ringrazio veramente di cuore».













Scuola & Ricerca

In primo piano

L’ultimo saluto

A Miola di Piné l’addio commosso a don Vittorio Cristelli

Una folla al funerale del prete giornalista che ha segnato un’epoca con la sua direzione di “Vita Trentina”. Il vescovo Tisi: «Non sempre la Chiesa ha saputo cogliere le sue provocazioni»

IL LUTTO. Addio a don Cristelli: il prete “militante”
I GIORNALISTI. Vita trentina: «Fede granitica e passione per l'uomo, soprattutto per gli ultimi»
IL SINDACO. Ianeselli: «Giornalista dalla schiena dritta, amico dei poveri e degli ultimi»