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Equiparazione di maternità tra pubblico e privato, verso la bocciatura il ddl Rossi

La proposta di legge ha l’obbiettivo di allineare il trattamento di maternità del privato a quello del pubblico. Ma la maggioranza ha già bocciato i primi due articoli - La diretta



TRENTO. Verso la bocciatura in giunta provinciale il disegno di legge sull’equiparazione del trattamento di maternità nel settore privato a quello pubblico, che attualmente prevede maggiori benefici per le lavoratrici. I primi due articoli della proposta di legge dell’ex presidente della Giunta e esponente del gruppo misto Ugo Rossi hanno infatti incontrato la sonora opposizione della maggioranza di centrodestra durante il voto di stamattina 28 settembre.

Un tema, ha ricordato Rossi, «ritenuto importante da tutti, almeno a parole», ma la cui bocciatura rappresenta «un’occasione persa per rendere questa autonomia un po’ innovativa».

A Rossi ha risposto la capogruppo della Lega Mara Dalzocchio, secondo cui «in commissione tutti gli auditi hanno detto che si creerebbero

discriminazioni tra lavoratrici all’interno del settore privato». Dalzocchio ha poi affermato che «vanno ascoltate le donne che vogliono, prima di tutto, orari flessibili e stipendi uguali agli uomini».

Contrarietà è stata espressa anche dal leghista Roberto Paccher, che ha affermato che «Rossi poteva presentare il ddl nella scorsa legislatura» e che «un prolungamento della maternità, estendendola anche alla paternità, per molte piccole aziende sarebbe un grave problema e quindi la questione economica non è l’unica».

Rincara la dose Claudio Cia, che attacca la mancata creazione di «una cultura favorevole alla maternità».

Favorevoli invece alla proposta gli altri gruppi, tra cui Onda Civica, Futura, Europa Verde, Patt e Pd.

«Se l’obiettivo, condiviso da tutti, è quello di incrementare la natalità anche le imprese devono fare qualche sacrificio - afferma Filippo Degasperi di Onda - invece, si è arrivati a una deregulation totale del mercato senza introdurre un minimo di garanzie e sicurezza e, di fronte alla deriva dei diritti dei lavoratori, ci si chiede perché non si fanno figli».

A favore della proposta anche Paolo Zanella (Futura), «anche perché i dati dicono che dove le donne lavorano di più si fanno anche più figli» ha dichiarato.

Lucia Coppola (Europa Verde) s’è detta in sintonia col lo spirito del ddl «che sottolinea le difficoltà della conciliazione lavoro – famiglia», mentre Michele Dallapiccola (Patt) ha affermato che «l’Italia fa fatica a tenere il passo sul piano demografico con i principali stati europei e per questo tutte le iniziative per ridurre questo gap rappresentano un compito primario della politica», posizione condivisa da Paola Demagri secondo cui «il ddl crea opportunità ma non impone nulla a nessuno». L’equiparazione della maternità resta un tema centrale anche anche secondo Sara Ferrari e Alessandro Olivi (Pd), che «favorirebbe la competitività del Trentino».

 













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