TEATRO

“Concorso Autori” Cofas, vince il “lockdown salutare” di Donato Dellagiacoma Rossat

Primo premio per l’opera dialettale in due atti intitolata “Soteós – Sottovoce”.  Secondo premio ex aequo a “Mai più” di Milena Lunelli e “Come le galìne” di Massimo Lazzeri. Premio speciale a "Lockdown” di Ilaria Chiocchetti


di Claudio Libera


TRENTO. È Donato Dellagiacoma Rossat il vincitore della 22a edizione del Concorso per testi teatrali inediti promosso dalla Cofas con il patrocinio dell’Assessorato Provinciale alla Cultura e destinato ad alimentare la “Collana del Teatro” attraverso la quale la Federazione, che riunisce le filodrammatiche attive sul territorio provinciale, intende contribuire al rinnovo e all'arricchimento del repertorio delle Compagnie associate.

Il commediografo e regista di Predazzo ha ottenuto il più alto riconoscimento nella categoria riservata a testi drammaturgici destinati al pubblico adulto con l’opera dialettale in due atti intitolata “Soteós – Sottovoce”.

I protagonisti della scrittura teatrale sono Teresa ed Alberto, i loro figli Rita e Paolo, la zia Maria, oltre alla “Tele” che interagisce con i personaggi in scena. Teresa e Alberto sono una coppia in crisi: lei gli chiede di andarsene di casa in quanto ritiene che il loro rapporto sia ormai logoro e senza possibilità di recupero; Alberto non ne è convinto, ma suo malgrado accetta e si appresta quindi a fare le valigie. Arriva però la pandemia con l’annuncio del lockdown e tutti (Alberto incluso) dovranno rimanere in casa e adattarsi alla situazione: i giovani studiano da remoto, Teresa lavora al pc, Alberto è in cassa integrazione. La situazione potrebbe diventare esplosiva e invece… Così alla fine, per ragioni diverse, tutti insieme, pur sottovoce, converranno nel dire “grazie Covid”!

La giuria, presieduta dalla giornalista Milena Di Camillo e composta anche da Maria Zanetti, Carlo Giacomoni, Claudio Morelli e Fabio Lucchi, così si è espressa nei confronti dell'opera di Dellagiacoma: “Vicenda di attualità, verosimile, che propone una riflessione interessante: la costrizione da Covid potrebbe portare a nuove opportunità. Il testo è piacevole, vivace. La scenografia è essenziale, ma il fitto dialogo e alcuni espedienti drammaturgici (la voce della cantante, la Tele, zia Maria che va e viene) garantiscono il ritmo e la godibilità. Il lieto fine è forse “scontato”; lo è meno quella frase sussurrata: “Grazie Covid”.

Il secondo premio è stato invece assegnato ex aequo a due opere, entrambe in dialetto trentino: “Mai più” di Milena Lunelli e “Come le galìne” di Massimo Lazzeri.

Il testo di Milena Lunelli è ambientato durante la seconda guerra mondiale in un paese del Trentino. Nel piccolo bar gestito da Francesca (donna colta, coraggiosa, anticonformista) alcuni personaggi si raccontano: ansie, speranze, sofferenze, paure, delusioni e dolori che la guerra porta con sé. Poi, un giorno, la guerra finisce: c’è la gioia ma, anche, la consapevolezza che non sono finite le difficoltà né il dolore per la perdita di tante vite.

La commissione giudicante così si è espressa nei confronti di “Mai più”: “Il testo realistico e credibile, un monito contro tutte le guerre, è semplice, senza sbavature, intoppi o forzature. L’autrice non si è fatta tentare da enfatizzazioni “spettacolari” né da colpi di scena “clamorosi”. Buona la rappresentabilità teatrale, che richiede comunque movimento nell’interpretazione. Corretto l’uso della parlata dialettale. È un testo che, con adeguata preparazione preventiva da parte degli insegnanti, potrebbe essere portato nelle scuole”.

“Come le galìne” di Massimo Lazzeri ha per protagonista Davide, neolaureato con lode in ingegneria che, dopo aver lavorato senza soddisfazione in uno studio tecnico, decide di lasciare tutto, trasferirsi nella casa di montagna del nonno e di cambiare la propria vita: farà il contadino in quel paesino di poche anime. La sua scelta non è inizialmente accettata dai genitori che però col tempo, e per un po’ all’insaputa l’uno dell’altro, lo aiuteranno. E così la vita di Davide cambierà completamente, anche nell’affettività.

La giuria ha assegnato il secondo premio ex aequo al testo affermando che: “L’argomento trattato è di attualità: non è, infatti, più così inconsueto che un laureato decida di imboccare un’altra strada rispetto alle aspettative legate al percorso di studio, scegliendo di privilegiare la qualità della vita. Il testo è vivace, ha ritmo e non è banale. L’uso della parlata dialettale è appropriato. Non è un testo comico, ma risulta di gradevole intrattenimento. Con un finale da sorriso”.

Il Premio speciale (ex articolo 4 regolamento) riservato a testi in lingue minoritarie è stato assegnato all’opera di Ilaria Chiocchetti in lingua ladina “Lockdown”, ambientata nel marzo 2020 in Val di Fassa, quando iniziano le restrizioni imposte dal Covid 19. La pandemia è raccontata compiutamente, incluse le posizioni di un negazionista e le considerazioni sulla “lezione” che viene dal Covid sul senso delle cose e della vita.

A giudizio della giuria “La storia è fedele al vissuto reale; il quadro rappresentato è completo e non c’è spazio per sorprese o colpi di scena. Il testo è fluido e con buon ritmo.» Richiesta di un parere per quanto riguarda l’uso della lingua minoritaria, l’esperta Cristina Donei parla di un testo «scritto in ladino versione moenese con correttezza lessicale e grammaticale nel quale l’autore ha usato ricchezza di espressioni tipiche e un vocabolario variato”.

Non è stato invece assegnato dalla commissione giudicante il premio per la sezione riservata a testi destinati al pubblico dei ragazzi.

Al termine di un incontro che è stato anche arricchito dalle musiche dal vivo dal polistrumentista Gabriele Girardelli, i premi sono stati consegnati ai vincitori dal presidente della Cofas Gino Tarter, che ha espresso la propria soddisfazione per il buon livello complessivo dei 10 copioni inviati a concorso nella sezione “adulti” e che ha sottolineato con piacere come ben cinque fra i partecipanti al concorso rappresentassero una presenza inedita nel panorama autorale della Cofas. Tarter si è però rammaricato per la limitata partecipazione (solo due testi) al concorso riservato ai testi per ragazzi. “Per le compagnie che intendono rappresentare testi di autori nazionali o extranazionali – ha affermato il presidente – il problema della scelta non si pone, anzi a volte c’è l’imbarazzo della scelta. Non così ampia è invece la possibilità di scelta di testi teatrali che raccontano storie della quotidianità del nostro territorio e nelle quali è più facile per il pubblico che incontriamo a teatro, riconoscersi e quindi apprezzarne l’offerta. Questo spiega perché la Cofas è impegnata a stimolare anche la produzione di testi teatrali in lingua italiana, ma anche in dialetto, attraverso la promozione di un concorso ad hoc per autori trentini”.


 













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