Una vetrata al posto del muro crollato 

È tra le ipotesi sul tavolo per riparare il castello di Drena. Ieri il vertice, Mellarini: «Cercate di contenere le aspettative»


di Katia Dell’Eva


DRENA. Un incontro per fare il punto sulla situazione del castello, quello che si è svolto ieri mattina, tra la Giunta di Drena, quasi tutte le amministrazioni della Busa, la Provincia e i tecnici che nelle scorse settimane hanno seguito le analisi relative al crollo. Un momento, insomma, in cui, oltre a ribadire la vicinanza tra le diverse comunità, si è data ufficialità alle ragioni della frana del primo giugno e si sono stabiliti i prossimi passi da seguire, non senza lanciare qualche interessante proposta per una ricostruzione delle mura “moderna” e inaspettata.

A prendere parte al meeting, voluto dal primo cittadino Tarcisio Michelotti e dall’amministrazione di Drena, una corposa delegazione di assessori, consiglieri (tanto di maggioranza quanto di minoranza) e sindaci dei Comuni limitrofi, la soprintendenza per i beni culturali della Pat, l’assessore provinciale alla cultura Tiziano Mellarini e la Protezione Civile.

Riassunta brevemente la storia del maniero, lo staff tecnico che si è occupato dei sopralluoghi ha subito ufficializzato le ipotesi finora paventate, che vedevano come causa del crollo un eccesso d’acqua nel terreno, unita all’oscillazione per la spinta dei venti. «L’intervento primario - ha perciò illustrato l’ingegner Matteo Tomaselli - adesso sarà quello del confinamento delle pareti ancora in piedi attraverso una doppia struttura lignea, a sua volta tenuta compatta da passanti in ferro». Un’opera, questa, che – ha proseguito l’ingegnere - «sarà del tutto reversibile, ma garantirà la sicurezza dell’intero castello, anche di quelle zone in cui, attraverso i sopralluoghi, abbiamo notato rischi di futuri ulteriori cedimenti».

A farsi carico della spesa - ha ribadito Mellarini - «sarà certamente la Provincia. Abbiamo infatti già previsto di inserire questo primo intervento nel nostro bilancio». E un aiuto provinciale - si è augurato il sindaco di Dro Vittorio Fravezzi, che ha preso parola alla stregua degli altri colleghi sindaci accorsi a Drena su invito di Michelotti - «si spera possa arrivare anche in termini di capitale umano, visto il grande sforzo a cui l’ufficio tecnico - che come si sa è in gestione associata tra Dro e Drena - è e sarà sottoposto».

Ancora lontane quindi, per il momento, sono le possibili risposte in merito alla ricostruzione futura. Un tema su cui l’assessore Tiziano Mellarini ha toccato chiedendo a tutti «un contenimento delle aspettative», ma su cui, nel frattempo, non mancano di girare voci e idee che non prevedrebbero affatto un “nuovo” muro edificato con gli stessi materiali franati, ma una risposta di maggiore impatto.

Tra le ipotesi, infatti, c’è anche quella di posizionare un grande vetro panoramico (perché no con tanto di camminamento a ridosso della parete stessa) che riempia gli oltre venti metri di breccia e faccia della ferita un punto di forza per chi dalla lizza osserva la valle del Sarca.

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