«Referendum inutili, Betta ha avuto 5 anni di tempo» 

Rullo, Ottobre e Ravagni si scagliano contro la proposta del sindaco per Quisisana, via della Cinta e comune unico: «Dov’è la sua visione per la città?»


di Gianluca Ricci


ARCO. «Verrebbe da credere che se Betta disponesse della piattaforma grillina Rousseau, non ci penserebbe un attimo ad indire un quesito on line aperto ai suoi iscritti». Questo il commento del consigliere del gruppo misto Giovanni Rullo in seguito all’idea avanzata dal sindaco di Arco di indire un triplice referendum fra i cittadini per avere indicazioni chiare su tre questioni cruciali per il futuro della città: il destino dell’ex Quisisana, il senso unico in via della Cinta e la fusione con Riva. «Perché – ha aggiunto Rullo – interviene solo ora su tematiche così importanti per il destino di Arco? Se un amministratore ha una visione e un piano di sviluppo della città, non se ne esce dopo cinque anni di amministrazione, ad un solo anno dalle elezioni, con affermazioni di questo tipo». Secondo Rullo il sindaco prova «a brandire l’arma del referendum popolare per provare a nascondere la propria immobilità ed evitare di assumersi le sue responsabilità». Che la proposta di Betta sia arrivata fuori tempo massimo lo pensa anche Mauro Ottobre: «Ha avuto cinque anni per decidere – ha scritto in una breve nota – e ora in piena zona Cesarini (per usare un termine calcistico) propone dei referendum quando manca pochissimo alle elezioni della prossima primavera. Se lo ritiene opportuno, inserisca questa proposta nel suo programma elettorale e si faccia eleggere su queste basi, ma eviti di parlare di referendum proprio ora: si tratterebbe di una scelta folle e irresponsabile». Il motivo è presto detto: secondo Ottobre in queste circostanze il triplice referendum non sarebbe uno strumento democratico con cui si mette al centro l’opinione dei cittadini, ma «un modo per lavarsi le mani e non decidere su nulla per evitare di essere criticato. Perché ciò che teme di più questo sindaco sono proprio le osservazioni critiche». Più o meno dello stesso stampo sono le considerazioni che un altro consigliere di minoranza, Andrea Ravagni, ha affidato ad un comunicato scritto dopo aver letto le dichiarazioni del sindaco Betta: «Sindaco e Giunta – si legge – sono pagati per prendere delle decisioni e quindi il ricorso all’uso del referendum fa sorridere». A proposito di via della Cinta e della volontà di trasformarla in senso unico, Ravagni ha ricordato che contro questa proposta «sono state raccolte 4500 firme, la città si è già espressa con un referendum ritirato proprio sulla promessa che via della Cinta non venga toccata in alcun modo, nemmeno con fantasiose ztl». Se sulla fusione con Riva Ravagni ritiene sia meglio guardare a Dro e Drena, in merito al Quisisana il consigliere ritiene che un referendum non serva: «È semplicemente inconcepibile abbattere la storia».













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