«Mio figlio salvo nell’inferno di Corinaldo» 

Paola Poli Venturini, diplomatasi al Maffei di Riva, racconta i momenti drammatici: il suo Alessandro era alla “Lanterna Azzurra”


di Paolo Tagliente


RIVA. L’attesa infinita nella calca asfissiante. Poi, l’odore acre del peperoncino, l’aria che diventa irrespirabile, il panico e la folla che travolge tutto e tutti. Le urla. La morte. Sono passati quattro giorni dalla tragedia alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo e il dolore per quelle sei giovani vite spezzate è ancora grandissimo. Così come è ancora grande il turbamento di chi, dal dramma, è stato solo sfiorato. Tra questi, tra le centinaia di genitori che probabilmente hanno vissuto la peggiore notte della loro vita, c’è anche Paola Poli Venturini, 50 anni, l’infanzia trascorsa tra Vipiteno e Laives, l’adolescenza tra Arco e Riva, dove ha frequentato il classico, al liceo Maffei. Da anni, Paola vive a Marotta, nelle Marche, con la sua famiglia e, venerdì sera, ha accompagnato il figlio, Alessandro Silvestrini, alla Lanterna Azzurra, a Corinaldo, a una ventina di chilometri da casa. Alessandro, 19 anni, aveva acquistato il biglietto online aveva chiesto di essere accompagnato alla serata con Sfera Ebbasta. «Me l’ha detto all’ultimo momento – spiega Paola – e in principio non ero d’accordo, ma alla fine lo abbiamo accompagnato». Erano circa le 23.30 perché, come spiega Paola, Alessandro sapeva benissimo che prima della una di notte il trapper non sarebbe arrivato anche se, ufficialmente, l’inizio dello spettacolo era fissato alle 22. Lo sapeva lui e lo sapevano in molti. Ma non tutti, evidentemente. E così, la piccola discoteca ha iniziato a riempirsi ben prima delle 22, fino all’inverosimile. Quello che è successo dopo, purtroppo, è cronaca. Qualcuno che spruzza dello spray urticante nella ressa, l’aria diventa irrespirabile e un fiume di persone terrorizzate si getta verso le uscite, crolla un parapetto e muoiono cinque ragazzi e una mamma di 39 anni che aveva accompagnato la figlia.

Alessandro riesce a mettersi in salvo, ma il caos regna sovrano e, all’una e 25, il ragazzo manda un messaggio a mamma: «Venite a prendermi. Hanno spruzzato dello spray al peperoncino e siamo usciti. Dicono sia morta una persona». Ci sono problemi di rete e a Paola, la richiesta arriva solo una ventina di minuti più tardi. E le gela il sangue nelle vene. Sale in auto e corre a prendere il figlio, fortunatamente incolume. «In quei momenti – spiega – non potevamo avere la misura della gravità di quanto accaduto». Solo al mattino, l’entità della tragedia si presenta in tutta la sua grandezza nelle immagini mandate in onda da tutte le Tv. «Un anno e mezzo fa – continua Paola – era successa la stessa cosa alla discoteca Mamamia, proprio qui, a Marotta. Sempre in occasione di un concerto di Sfera Ebbasta. Ma il Mamamia è talmente grande che il panico causato dallo spray urticante ha potuto essere gestito in maniera diversa e le persone hanno potuto lasciare il locale attraverso le tante uscite di sicurezza». Al Lanterna Azzurra, invece, le cose sono andate diversamente. «Ad Alessandro ho chiesto come abbia potuto non accorgersi di quanto fosse piccola quella discoteca e di quanta gente fosse presente li dentro. Io, invece, mi chiedo com’è possibile che possano essere entrati così tanti ragazzini, anche di 8 o 9 anni, seppur accompagnati dai genitori». Tanti sono i quesiti ancora aperti su questa tragedia. E non tutti, probabilmente, troveranno delle risposte. Il principale riguarda il numero delle persone fatte entrare nella discoteca. Un numero che, fin da subito, è risultato essere di molto superiore a quello fissato dalle autorizzazioni. Sotto la lente degli inquirenti, anche il sistema di prevendita dei biglietti. E quello in possesso di Alessandro potrebbe rappresentare una prova di qualche anomalia nel sistema. «Mio figlio e alcuni amici – spiega Paola – consegneranno i loro ticket ai carabinieri. Li avevano acquistati in internet e poi gli sono stati cambiati con altri all’ingresso». Tutto regolare? Lo diranno le indagini.

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