«Il Covid in municipio? Dipendenti all’oscuro» 

Il caso. I sindacati dei lavoratori comunali smentiscono il sindaco su procedura e tempistica nell’affrontare il problema. Betta: «Mi attengo ai fatti, qui si agisce anche oltre i protocolli»


leonardo omezzolli


Arco. Non è stata digerita dai dipendenti comunali arcensi la fuga di notizie che ha portato alla ribalta della cronaca locale la delicata situazione di contagi da Covid-19 interna agli uffici prima che lo stesso apparato ne fosse informato. Non solo, stando a quanto dichiarato dalle sigle sindacali riunite Cgil, Cisl, Fenalt e Uil quanto poi dichiarato dal primo cittadino non risulterebbe veritiero.

«In merito agli articoli apparsi sulla cronaca locale in questi ultimi giorni - scrivono i sindacati - preme specificare che i dipendenti comunali singolarmente e le organizzazioni sindacali non sono stati informati che nella struttura comunale si sono verificati casi di Covid-19, né tantomeno - chiariscono - risulta che è stato immediatamente contenuto con l’esecuzione di tampone ad ogni dipendente della struttura». Affermazioni e atteggiamenti che hanno sorpreso, spaventato e turbato i dipendenti i quali prontamente si sono rivolti ai propri sindacati per meglio capire la situazione oltre che per avanzare richieste precise agli amministratori. «Si chiede quindi - viene sottolineato nel comunicato stampa - una condivisione delle procedure e delle informazioni e una maggiore sensibilità verso le persone che lavorano nella struttura, che sono sinceramente preoccupate dal silenzio dalla mancata comunicazione intracomunale a favore di una errata ed immotivata comunicazione all’esterno». Per il primo cittadino, Alessandro Betta, la situazione non sarebbe esattamente come descritto su alcuni quotidiani e come appreso dai dipendenti. «Personalmente - ha sintetizzato Betta - mi attengo ai fatti. Anche in comune ad Arco si lotta contro il Covid-19 in tutti i modi. È vero che non sono stati tamponati tutti e tutte i e le dipendenti comunali. Qui si agisce anche oltre i protocolli e quello che è stato fatto è un’azione voluta internamente per la loro sicurezza».

Come sono andate dunque le cose realmente non è ancora del tutto chiaro, ma è evidente che, a prescindere dalle tempistiche adottate la scelta degli amministratori è stata quella di non creare allarmismi e di circoscrivere la situazione con tamponature puntuali tali da mantenere un certo equilibrio umorale all’interno della struttura. Una scelta che non ha ripagato e che vede i dipendenti preferire la schiettezza della verità ad altri sistemi di comunicazione più arzigogolati.













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