Arco Climbing, la verità dei quattro dimissionari 

Il caso ad Arco. Manfredini, Pedrini, Bickhove e Piffer non accettano la accuse: «La nuova  assemblea avrà un compito non facile, speriamo venga portato avanti l’interesse della società»


Gianluca Ricci


Arco. Loro si chiamano Marco Manfredini, Mirko Pedrini, Ariella Bickhove e Lucio Piffer e facevano parte del direttivo dimissionario di “Arco Climbing”, quella parte accusata da altri soci di voler sovvertire l’impianto societario originale. Ma loro non ci stanno a passare per quelli che hanno provocato il patatrac. Per questo hanno deciso di intervenire in prima persona e raccontare la loro verità. Se oggi gli atleti che si allenano nella nuova palestra sono 120, i ragazzi iscritti ai corsi di arrampicata più di 200 e gli allenatori con competenze riconosciute a livello internazionale ben più di una decina, lo si deve, secondo loro, a chi, dal settembre 2017, si è rimboccato le maniche e ha salvato la società. Ma qual è stato il problema? «All’assemblea del 30 settembre, con all’ordine del giorno il rinnovo del direttivo – hanno ricordato i quattro soci – si sono presentate moltissime persone mai viste in associazione, tesseratesi la sera stessa, sicuramente all’oscuro delle varie attività sviluppate a fatica nei due anni precedenti, con l’esito finale che nella votazione sono rimaste escluse alcune delle risorse che maggiormente avevano contribuito allo sviluppo della società. Purtroppo, al momento della prova sul proseguimento delle attività, che date le dimensioni sono di complessa organizzazione e gestione, il nuovo direttivo ha incontrato grosse difficoltà a cui si è aggiunta la mancata fiducia dal gruppo allenatori, causata da una visione completamente diversa sul progetto formativo degli atleti giovanili. A questo punto la maggioranza del direttivo ha preferito dimettersi e andare a nuove elezioni».

Nuove elezioni previste per la fine del prossimo mese, alle quali i soci potranno arrivare confrontandosi sul forum che verrà allestito per questo sul sito dell’associazione. Nel frattempo l’assessore allo sport Dario Ioppi incontrerà i rappresentanti delle due parti per cercare di dirimere la contesa e dare ad Arco Climbing la necessaria serenità operativa, anche se non sarà facile: «Ora chiaramente la situazione è delicata per la sopravvivenza stessa della società – hanno spiegato i quattro soci usciti allo scoperto – e la nuova assemblea sarà chiamata ad un compito non facile che speriamo venga portato avanti nell’interesse della società e non di alcune singole persone».

Altro problema, quello della convivenza fra gli atleti agonisti, uno dei punti che hanno creato il maggiore attrito poiché «quasi tutti gli atleti citati sono figli di uno dei membri del direttivo che maggiormente ha fomentato lo scontro e l’epurazione della vecchia gestione. Ci teniamo a smentire l’affermazione che i corsi a settembre non fossero ripartiti per gli atleti agonisti: i corsi sono regolarmente iniziati per la maggioranza degli atleti, ma sono stati boicottati da un minimo numero di atleti che, non riponendo fiducia nell’attività degli allenatori, non hanno voluto iscriversi chiedendo di allenarsi in maniera individuale e non accettando che per tematiche di protocollo connesse al Covid la palestra non fosse al momento ancora aperta ai singoli». Insomma, una matassa davvero difficile da sbrogliare.













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