Di Stazio, dal basket Riva alla cucina della “Spiaggia” 

L’ex giocatore del Garda Cartiere è tra gli eroi della vittoria in Coppa Italia di nove anni fa, oggi lavora come chef: «Ho fatto tanta gavetta fra i fornelli»


di Maurizio Zambarda


RIVA. Metti in cucina 205 centimetri di passione e bravura ed ecco servito il nuovo chef della Spiaggia degli Olivi. Proprio così, dal pallone a spicchi ai fornelli, dal PalaGarda alla Spiaggia passando da Roma, la sua città natale. Lui si chiama Massimiliano Di Stazio, classe 1988, centro che con la maglia biancoazzurra del Giesse ha vinto niente meno che la Coppa Italia dilettanti. Correva l’anno 2009 quando coach Baldiraghi ed i suoi ragazzi batterono Perugia (68-66), allenata da Buscaglia (oggi coach dell’Aquila Trento), nella finalissima a San Severo. Un partitone: pareggio dalla lunetta di Stefano Borgna, tripla vincente del talentuoso Luca Pignatti e la squadra di Samoggia e compagni mise la firma ad una delle pagine più belle del basket gardesano. Stagione memorabile quella, primo posto in regular season e finalissima playoff con Trieste persa in gara 4.

Ma torniamo a Max, che dal parquet è passato alla cucina. Perché?

«Infortuni e un problema agli occhi che mi hanno impedito di proseguire».

Che ricordi ha di Riva?

«Mi sono trovato benissimo. Venivo da un anno a Trento e avrei voluto fare di più, ma mi sono fatto male un paio di volte. La squadra era davvero molto forte».

Come Bobicchio, Fumagalli, Pastori ed altri ha deciso di fermarsi in riva al lago.

«E' un posto fantastico. Qui ho conosciuto la mia compagna Giorgia Bagagli e da 4 anni vivo a Riva stabilmente».

Ha vestito anche la maglia della Virtus.

«A singhiozzo e più che altro per affiancare Proch e il giovane Alberto Bedin che ora a Mestre sta andando alla grande».

Poi la carriera in cucina: da lavapiatti a chef della Spiaggia degli Olivi, non male come risultato.

«Mio padre mi pensava nella sua azienda che si occupava di giardinaggio, quindi non ho nemmeno fatto l’Alberghiera. La gavetta sì, però, passando dalle taverne all’hotel Quirinale, fino agli ultimi, il Caravel a Torbole, l’hotel Garda, quindi sous chef all’Astoria, e chef al Panorama di Malcesine. Ora eccomi qui, grazie anche all’amica Carlotta Zeni che mi ha sponsorizzato».

Cosa le sembra di questa nuova esperienza?

«La Spiaggia degli Olivi è uno dei locali più belli del lago, lavorarci è una bella responsabilità che in cucina divido con due aiuti preziosi come Fabrizio Benedetti e Kerin Hishola che ho portato con me esattamente come accade per i coach e il loro staff. In sala ci sono dei ragazzi bravissimi, poi Roberto Zanolli, anche lui ne sa di basket, ottimo direttore».

Cosa sta portando del suo modo di intendere la cucina?

«Prima di tutto un pranzo con una carta bistrot accessibile ma allo stesso tempo non banale. A cena il menù continua ad essere di altissimo livello come lo era con d’Ambra. Puntiamo su prodotti italiani e se possibile del territorio».

I piatti che sente più suoi?

«Una rivisitazione della carbonara, da buon romano non poteva mancare. Poi l’anatra alla ciliegia ed un branzino all’amo che mi fornisce la locale pescheria da Giovanni».

Torniamo al Giesse, cosa ne pensa della sua chiusura?

«Son cose che capitano spesso, certo è che qui avete una rara passione ed è stato un vero peccato. Per fortuna c’è comunque modo di vedere la massima serie a Trento che sta facendo molto bene».













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