Da istituto fisiatrico a colonia infantile 

I palazzi dimenticati. La storica Maria Luisa Crosina racconta gli albori dell’area Miralago All’interno quattro ville e anche un tempio (oggi scomparso). Ma il suo futuro è ancora incerto


Katia Dell’eva


Alto garda. A lungo dibattuto negli ultimi anni dentro e fuori dall’aula consiliare, nonché uno dei punti nevralgici della campagna elettorale da poco conclusa, per gran parte degli altogardesani, il compendio Miralago è stato il luogo in cui trascorrere mattinate (e talvolta i pomeriggi), in periodo estivo. L’equivalente lacustre della colonia, l’occasione per passare il tempo coi propri coetanei, tra giochi, attività didattiche e sport, anche dopo la chiusura delle scuole. Ma cos’era prima e come nasce, l’enorme edificio fronte Garda che oggi versa in stato di semi-abbandono? Ci aiuta a ripercorrerne il passato, la storica Maria Luisa Crosina.

L’origine.

La zona in cui oggi sorge la Miralago – così come il Villino Campi e l’Hotel Du Lac -, appariva, già nel XV secolo, come un territorio comunale, abitato da attività commerciali, per lo più legate alla pesca. Un destino che proseguirà fino all’Ottocento, quando la stessa area viene divisa in diversi fondi, sui quali sorgeranno case coloniche. Tra queste, appunto, quella che il dottor Christoph IV von Hartungen - discendente di Christoph II, capostipite di una dinastia di medici che scelsero Riva come centro delle loro attività curative - chiamò Villa Cristoforo III, dopo averla acquistata da Hellmuth Wöhler da Klintebis di Gotland.

La rete sanatoria.

La villa si affiancava a altri due edifici nominati Cristoforo I, in viale Roma, e Cristoforo II, in via Alberti Lutti, creando così, sul suolo rivano, un sanatorio destrutturato e nominato “Istituto fisiatrico e naturalistico”: da una parte, dunque, la “pensione igienico-dietetica”, con locali per le cure idroterapiche e elioterapiche, dall’altra, in riva al lago, un’area che sfruttava la sua posizione per trattamenti all’aria aperta, dai bagni di sole alla vela. Già nel 1904, tuttavia, anche questo terzo edificio venne attrezzato di capanne d’aria, per poi essere ben presto, visto il grande successo, espanso con l’edificazione di una quarta villa (Villa Belriguardo) e di un piccolo tempio classicheggiante (oggi scomparso).

Guerra e dopoguerra.

Nel 1914, con lo scoppio della Prima guerra mondiale, il sanatorio fu requisito e occupato dai militari austriaci. A fine conflitto, il primo sindaco di Riva, Gedeone Bernardinelli, lo trasformò in un centro di raccolta profughi, scopo per il quale servì fino al 1919. Seguirono alcune proprietà private, fino alla cessione alla Provincia della Venezia Tridentina, che lo destinò a luogo preventivo antitubercolare per scolari predisposti alla Tbc, rinominandolo Colonia Infantile Provinciale Miralago e affidandolo alle cure delle suore di carità di Capitanio e Gerosa. Nel 1926 cambiò nuovamente nome in onore della regina Margherita di Savoia e duchessa d’Aosta, divenendo Colonia Infantile Provinciale Regina Margherita. Nello stesso anno fu edificata anche una cappella adiacente alla struttura.

Attualità.

Dal 1993 la struttura non è più stata legata a un ente religioso e ha più volte mutato la sua natura, pur proseguendo, come fil rouge, la sua vocazione – dovuta anche agli enormi spazi – all’accoglienza di gruppi. Oggi, cartolina poco lusinghiera sotto gli occhi di chiunque passeggi sul lungolago, versa in stato di semi-abbandono ed è in attesa di una nuova vita.















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