LUTTO

Addio al regista Francesco Dal Bosco

Una malattia si è portata via il più grande cineasta trentino contemporaneo



TRENTO. L’ultimo progetto, un film ispirato al romanzo di Giacomo Sartori “Cielo nero” sugli ultimi mesi di vita di Galeazzo Ciano, accusato di alto tradimento dal Gran Conssiglio fascista, non lo vedrà dietro la macchina da presa.

Francesco Dal Bosco si è spento ieri mattina (9 gennaio), a Trento, strappato al suo lavoro, alle sue passioni, ai suoi cari, da una malattia fulminante. Aveva 62 anni, ed ancora tanti progetti da realizzare.

Regista, poeta, grande appassionato di musica ed arte, Francesco Dal Bosco è stato soprattutto uno sperimentatore. E il più importante cineasta trentino. Le soddisfazioni erano arrivate all’improvviso, dopo le performance “sulla strada”, tra galleria Adria e via Oriola, (erano gli anni tra il ’72 ed il ’76), quando con Flavio Pedrotti, giovanissimi, distribuivano la rivista di poesia “23!”. 

Il teatro sperimentale, quello che gli diede popolarità a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, fu una naturale evoluzione della ricerca di Francesco Dal Bosco con Fabrizio Varesco, anch’egli regista: un connubio artistico che si affermò sulla scena dell’avanguardia, mescolando varie espressività, dalla parola, alle immagini, agli oggetti evocativi.

Le performance di Dal Bosco Varesco vengono rappresentate nei maggiori centri culturali, dal Beat ’72 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dall’Out - Off di Milano all’Institute of Contemporary di Londra. Ugo Volli, su “La Repubblica” nel recensire “Stelle”, performance dell’’80, parla di Dal Bosco e Varesco come “due performer, tra i più intelligenti sperimentatori del momento”. Francesco Dal Bosco approda finalmente al cinema; la notorietà arriva anche grazie alla cooperativa “Missione impossibile” che a Roma organizza eventi legati a progetti cinematografici, come “La camera da letto” con Stefano Consiglio: otto ore di riprese con protagonista Attilio Bertolucci, uno dei grandi poeti del Novecento, che legge l’omonimo poema nei luoghi in cui è ambientato, l’Appennino parmense. Il lungometraggio è presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 1992, salutato come un evento da Enrico Ghezzi, che assegna alla poesia una dimensione tridimensionale.

Nel 2001, “Commesso viaggiatore”, suo primo film a soggetto è presentato al Festival di Berlino, un omaggio ad Arthur Miller, dove la narrazione di un dramma familiare si dipana tra dimensione onirica e flusso di pensieri. Ancora sperimentazione, sia nel cinema che nei soggetti scelti per alcuni documentari dedicati ai grandi dell’arte, come Francis Bacon e Jackson Pollock. Ora, la speranza è che il progetto di Francesco Dal Bosco su Galeazzo Ciano, possa essere realizzato. La sceneggiatura di Dal Bosco ha entusiasmato Giorgio Bellocchio, che ha accettato di sostenerlo. La produzione è affidata alla FilmWork dei fratelli Luca e Carlo Dal Bosco. «Grazie ad un fund raising - spiega Luca Dal Bosco - abbiamoparte dei fondi. Speriamo di portare a termine il progetto».

Il funerale si terrà al cimitero di Trento, domani, 11 gennaio, alle ore 15.













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