Quelli che fanno pagare l'acqua al cane e quelli del "Dog bar": due storie a confronto



dogbar

La barista ha pure battuto lo scontrino: 30 centesimi per l’acqua servita al cagnolino. Apriti cielo.

La polemica è scoppiata a Treviso, dove in un bar del centro hanno gentilmente servito al cane la ciotola dell’acqua, ma poi hanno presentato il conto: 30 centesimi. Il proprietario di Lucky – cagnolino meticcio – non ha gradito e ha pubblicato su Facebook la fotografia dello scontrino che alla seconda riga riportava la scritta “acqua cane”. Povera barista, hai voglia a dire che l’acqua era gratis e quello messo in conto era il servizio, cioè la ciotola usa e getta utilizzata per la bestiola, che poi pare fosse una semplice coppetta del gelato: l’hanno massacrata, come accade ai tempi di internet quando basta un clic per moltiplicare la vergogna. Ma c’è stato pure chi ha fatto notare che ai propri cani ci devono pensare i proprietari, padroni di scegliersi il bar che vogliono e anche di portarsi una bottiglia e una vaschetta nella borsa, come infatti se ne vedono tanti in giro.

Da Treviso a Trento bisognerà pur far sapere ai proprietari di cani più esigenti (ma anche agli altri cittadini) quanto costa tenere la città pulita dai bisogni dei quattro zampe: fanno 60 mila euro all’anno, cioè la metà dei soldi che il Comune spende per l’igiene pubblica. Questo almeno è il costo dei 600 mila sacchetti usa e getta per cani che vengono distribuiti ogni anno in quasi 200 punti cittadini da oltre vent’anni, quando – tra i primi in Italia – partì a Trento questo servizio.

E a quella barista imprevidente bisognerà pure far sapere come si comportano alcuni locali sulle Dolomiti, dove basta prendere alcune ciotole di acciaio, appoggiarle all’esterno del locale piene d’acqua (gratis!), scriverci sopra “dog bar”e il gioco è fatto. Accade – ad esempio - al rifugio Comici dove i turisti vedono quelle ciotole (e molte altre cose intelligenti, come il forno a micro onde a disposizione dei clienti per riscaldare le pappe dei bambini) e diffondono su internet fotografie che diventano virali. Proprio come quella dello scontrino che sta costando tanti dispiaceri alla barista trevigiana. Non serve essere amici dei cani per pensarci, è sufficiente farsi furbi e soprattutto lavorare con l’obiettivo di rendere un servizio.













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