Prendete e mangiatene, ma non ce n'è per tutti. La lezione della Svizzera



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Arraffoni, avidi e ingordi. I visitatori del padiglione svizzero all’Expo di Milano in meno di un mese hanno già intaccato le scorte alimentari che dovevano durare fino a ottobre. Come da copione.

Quello della Svizzera è probabilmente l’esperimento più interessante in corso all’Expo. Hanno riempito di acqua, sale, mele e caffè le torri del loro padiglione espositivo e hanno invitato i visitatori a servirsi a piacimento. Con un’unica avvertenza: «Quando consumi pensa agli altri». E un punto interrogativo enorme affisso all’esterno dell’edificio: «Ce n’è per tutti?».

La regola dell’esperimento è che ognuno porta via ciò che vuole (via libera anche a chi vuole riempirsi le tasche di caffè per ammortizzare il prezzo del biglietto) ma le scorte non saranno rimpiazzate.

Cinquanta tonnellate di rotelle di mele essicate (in 420 mila confezioni), stipate in una torre alta quindici metri; 350 mila bicchieri (riutilizzabili) per bere l’acqua che sgorga dai rubinetti in un’altra torre; 2 milioni di bustine di sale e 2 milioni e mezzo di piccole confezioni di caffè. Ecco le scorte alimentari portate a Milano dagli svizzeri, con una raccomandazione: fatevele bastare.

Quando gli alimentari vengono consumati, l’ascensore che sale nelle torri si ferma ai livelli inferiori, finché resterà inesorabilmente al piano terra. Quel momento non è poi così lontano (e sicuramente non sarà l’ottobre prossimo) visto che in una ventina di giorni i visitatori, che all’inizio sembravano più oculati, hanno fatto fuori un quarto dell’acqua e delle mele.

Quel padiglione siamo noi, cioè il mondo sviluppato, quelli che consumiamo le risorse che dovrebbero servire ad altre parti del mondo (i cittadini che non visitano l’Expo) e le risorse (non rinnovabili) destinate ai nostri figli.

Ora può darsi benissimo che gli svizzeri abbiamo sbagliato i calcoli (volutamente: sono pur sempre svizzeri) per far terminare in anticipo il cibo in dispensa. Ma resta ugualmente il messaggio lanciato all’esposizione, che è simile a quello che i padri di famiglia d’altri tempi affidavano ai figli affamati seduti attorno alla tavola (più o meno) imbandita: «Occhio che non c’è altro. Deve bastare per tutti».













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