Nibali re, come da copione



Alla fine è andata come doveva andare. Ha vinto Nibali, che sale sul podio assieme a Chaves e Valverde. Il colombiano prende il posto che alla vigilia in tanti avevano riservato a Mikel Landa (ritiratosi) ed è l’unica, piccola sorpresa del 99esimo Giro d’Italia, di un ciclismo globalizzato nel quale improvvisare è impossibile. Ci ha provato Steven Kruijswijk, e ci è andato anche molto vicino, ma chiedersi cosa sarebbe stato se l’olandese della Lotto NL Jumbo non avesse scambiato la discesa del Colle dell’Agnello per una pista da sci non ha molto senso. Perché Kruijswijk è finito nella neve fiaccato dal lavoro dell’Astana – Nibali costruisca un monumento a Fuglsang e Scaproni, please – e il giorno dopo la stessa sorte, pur senza uscite di strada, è toccata a Chaves. Insomma, seppur in extremis, il copione è stato rispettato, quello che – modestamente – avevamo tratteggiato alla vigilia del Giro assieme a Silvio Martinello: quello di un Nibali che ha calibrato la preparazione sulla terza settimana, per poi presentarsi al via del Tour de France non già per fare da gregario di lusso a Fabio Aru, bensì per cercare una storica doppietta, lottando contro il compagno di squadra, ma soprattutto con Froome, Contador e Quintana (con tutto il rispetto, mica Valverde e Kruijswijk... ). Sognando, perché no, anche il triplete a Rio.













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