Il guaio di una vita passata davanti al monitor. Anzi due



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Attività fisica minima. Giudizio insindacabile ma (purtroppo) corretto per descrivere quello che faccio ogni giorno, ovvero stare seduto davanti a un monitor (anzi due) muovendo un mouse e battendo le dita sulla tastiera. Ogni tanto mi alzo, scendo alla macchinetta del caffè e delle merendine, e ingurgito una quantità di grassi e calorie doppia rispetto a quanto consumo. Se in tasca non ho monetine per la cioccolata divento pazzo, ma per fortuna non è il peso il mio problema.

Quando la dottoressa mi chiede se faccio attività fisica comincio - orgoglioso - a elencare le mie prestazioni, finché vedo che sulla scheda scrive una parola sola per descrivere le mie prodezze: “minima”.

Attività fisica minima, dice la dottoressa. Guardandomi come si guarda un giornalista che ha superato i quarant’anni che pensa di essere un atleta.

Eppure pare ieri (e invece sono passati vent’anni) che andavo in Austria in bicicletta con lo zaino sulle spalle, partivo da Trento e salivo sul Calisio in mountain bike e poi - non contento - facevo il giro della città correndo e l'estate attraversavo (sul lato corto) il lago di Caldonazzo andata e ritorno.

Non le basta dottoressa? Ma lei vuole sapere cosa ho fatto nelle ultime settimane, non negli anni Novanta. E poco importa se pioveva, se non ho avuto tempo, se bisognava andare a prendere i figli a scuola, se dopo aver messo via gli sci (confesso: da discesa e non da fondo) ho tardato un po’ troppo a tirare fuori la bici.

La dottoressa - implacabile - scrive: attività fisica minima. E non mi promuove al grado superiore (moderata?) nemmeno quando provo a sostenere (barando) che se volessi potrei coprire con la bicicletta da corsa i 100 chilometri (e 2 mila metri di dislivello) che servono per raggiungere la nostra casa di montagna. Purtroppo questo avveniva tre anni fa, in quell’estate gloriosa quando ancora mi permettevo di prendere in giro (pure qui sul giornale) quelli che acquistavano materassi e cuscini contro il mal di schiena.

La mia attività fisica - sentenzia la dottoressa - è minima. Il chilometro e mezzo di strada che percorro da casa alla redazione è il minimo sindacale. I quattro piani di scale che salgo e scendo più volte al giorno dalla cantina alla camera da letto sono utili, ma non bastano. In fin dei conti è per questo che sono andato a chiederle aiuto. Perché osservare il mondo attraverso un monitor (anzi due) non fa bene alla salute. Alla fine scopri che quando fai retromarcia in auto, invece di voltarti (come facevi sempre fino a qualche tempo fa) guardi lo specchietto retrovisore. Mi sono sempre chiesto come facesse mio suocero ad essere così abile durante le manovre. Ora lo so: quando il collo non gira più volentieri si fa di necessità di virtù.

Benissimo cara dottoressa, cominciamo a fare questa attività fisica, anche se quello che lei mi propone (ginnastica?!?) non è esattamente l’impresa sportiva che sognavo. Agli ordini, anche se non ho nessuna intenzione di sostituire (per ora) il manubrio della bicicletta con un altro più comodo. Resta l’amarezza per il mondo (là fuori) che attende di essere esplorato. E noi che trascorriamo le nostre ore seduti (in ufficio, in auto, in salotto) finché ci scopriamo "grippati" per troppe ore passate su una sedia troppo comoda.













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