l'intervista

Uni.Team laurea gli atleti campioni

l progetto permette agli sportivi di studiare e allenarsi, con un tutor d’eccezione: la stella del triathlon Alessandro Degasperi


Luca Pianesi


TRENTO. Allenarsi due/tre volte al giorno; fare, ogni settimana, in totale, circa 20 chilometri a nuoto, un ottantina di corsa e 400 in bicicletta; partecipare a gare che, in un colpo solo, richiedono di affrontare una maratona, di nuotare due volte la larghezza del Lago di Caldonazzo e di percorrere in bici, a tutta velocità, l’equivalente della distanza che c’è tra Trento e Modena (il triathlon versione Ironman è composto da 42,195 km di corsa, 3,8 km di nuoto e 180 km di bici); insomma essere un atleta di triathlon e al tempo stesso fare l’università, studiare con impegno e laurearsi. Impossibile? Non è vero. Il progetto Uni.Team promosso dall’Università di Trento è nato proprio con questo intento: permettere ai giovani atleti di allenarsi e gareggiare (sotto i colori dell’Università di Trento-Cus Trento) e, al tempo stesso, di raggiungere e mantenere alti standard scolastici il tutto grazie a una serie di servizi che permette loro di organizzare e gestire al meglio le diverse attività. E soprattutto grazie a uno staff composto da allenatori, tecnici, ed esperti che li guidano durante il loro percorso sportivo.

Tra questi c’è Alessandro Degasperi tutor del programma Uni.Team, laureato in Economia Politica a Trento nel 2006 e super campione di triathlon: più volte in nazionale e tra i probabili olimpici è stato campione europeo di winter triathlon (corsa, mountain bike e sci di fondo) per due volte è stato nella top ten in Coppa del Mondo e nel 2012 ha coronato uno dei suoi sogni vincendo l’Ironman 70.3 di Zell Am See a Salisburgo; due secondi posti ai Campionati Europei, nel 2013 la vittoria del bronzo agli Europei nella categoria Ironman 70.3 e l’anno scorso è arrivato il quinto posto ai Campionati Europei di Francoforte nella categoria Irionman (la distanza regina, la più dura e impegnativa di tutte le gare).

Alessandro, com’è nato il progetto Uni.Team?

E’ nato proprio per garantire agli studenti/atleti di conciliare l’attività universitaria e quella agonistica. Ad oggi il progetto riguarda il triathlon, il nuoto e lo sci. I ragazzi entrano nella squadra dell’Università e così possono essere seguiti dai nostri tecnici e dai nostri allenatori, hanno a disposizione strumenti e divise, ottengono delle agevolazioni per accedere alle piscine o agli impianti. Insomma noi cerchiamo di creargli l’ambiente più favorevole possibile per allenarsi e per proseguire la loro attività sportiva cosicché il resto del tempo lo possano dedicare allo studio senza stress o distrazioni.

Un esempio?

Per esempio con l’assessore allo sport del Comune Castelli siamo riusciti a farci aprire le piscine di Fogazzaro alle 6 del mattino. In questo modo i nostri ragazzi riescono ad allenarsi prima di andare all’Università. E poi Uni.Team è una vera e propria società sportiva. Soprattutto in sport come il nuoto, il triathlon, lo sci o entri in un gruppo sportivo militare o difficilmente potrai proseguire la carriera da atleta. Noi vogliamo essere un modello alternativo, un percorso diverso per proseguire l’attività agonistica ad alti livelli ma al tempo stesso per riuscire a costruirsi un futuro più solido fuori dal mondo dello sport arrivando al raggiungimento della laurea. Un modello di stampo anglosassone che vorremmo, in futuro, venga istituzionalizzato dal Coni e ricreato in altre realtà universitarie.

I risultati vi danno ragione?

Direi proprio di si. Nel triathlon la nostra squadra dell’Uni.Team è tra le prime dieci d’Italia e potenzialmente ci sono ancora grandi margini di crescita. Abbiamo dei giovani molto promettenti. Andrea Pederzolli, classe ’90, è stato il primo atleta del progetto Uni.Team. E’ iscritto a Economia e fa da raccordo tra lo staff di tecnici e allenatori e i nostri giovani atleti. Lui è campione italiano nella categoria Triathlon Medio (2.5 km nuoto, 80 bici, 30 km corsa) ed è nella top ten degli atleti nazionali nel 70.3 (1.9 km nuoto, 90 km bici, 21 km corsa). Un altro triatleta dell’Uni.Team molto forte è Gianluca Pozzatti secondo miglior italiano Under 23, convocato in nazionale per la Coppa Europa per la categoria sprint (750 metri nuoto, 20 km bici, 5 km corsa) e olimpica (500 metri nuoto,40 kmbici, 10 km corsa). Lui è del ’93 e studia ingegneria civile ma la squadra è composta da altri ragazzi e ragazze tutti molto forti e capaci.

E poi ci sono il nuoto e lo sci.

Esatto. Non c’è solo la squadra di triathlon. C’è il nuoto, progetto sul quale stiamo investendo molto in questa fase. Siamo riusciti a riportare Alessandro Pontalti a Trento. Lui è stato un professionista di grande livello (ha vinto 14 titoli italiani e ottenuto varie convocazioni in nazionale) può fare davvero la differenza per i nostri nuotatori e può aiutare molto anche gli atleti di triathlon per quanto riguarda l’allenamento in vasca. E poi c’è il gruppo sciatori che sta crescendo molto. L’atleta di punta è Gilberto Panisi che ha 20 anni ed è iscritto a Economia. E’ al primo anno nel progetto e ha già conquistato il titolo italiano juniores nei 10 km tecnica classica. Due settimane fa lo ho accompagnato alle Universiadi invernali in Slovacchia dove è risultato il migliore degli italiani.

Te Alessandro come li aiuti questi ragazzi?

Io oltre a fare il tutor di tutto il progetto li seguo spesso anche in allenamento. Anzi diciamo che ne approfitto per allenarmi con loro. Nel nuoto, infatti, sono loro a tirare me perché in vasca faccio un po’ di fatica. Quando andiamo in bici o di corsa, invece, i ruoli si invertono e sono io a dare il ritmo a loro. Ci aiutiamo e così cresciamo tutti insieme. Allenarsi in gruppo è molto meglio che da soli. Molti pensano che i triatleti siano dei lupi solitari ma lo stare all’interno di un tream forte permette a tutti di migliorarsi.

Che vita fa un triatleta?

Io sono un professionista e quindi vivo per il triathlon. In una settimana faccio in media 5 allenamenti di nuoto, 5 di corsa, 4-5 di ciclismo e vado almeno 2 volte in palestra. L’alimentazione, almeno in parte, va controllata anche se bruciando 5.000 calorie al giorno non serve tenersi troppo. Poi c’è la famiglia che nel mio caso mi segue e mi sta vicina: mia moglie era a sua volta una triatleta e ora è la mia fisioterapista; mio figlio, che ha 8 anni, è il mio primo tifoso e alle gare mi sostiene con tanto di bandierina in mano. Insomma diciamo che il triathlon, per chi lo pratica diventa una sorta di malattia: io se devo fare un acquisto compro scarpe da ginnastica, caschi, biciclette, ruote. Diciamo che chi decide di praticarlo per davvero, anche se “amatore”, finisce per farsi coinvolgere al 100%, ma ne vale davvero la pena.













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