Trento, come fare 100 maratone e non sentirle: a 50 anni il traguardo di Benatti

Domenica 28 novembre, a Firenze, il fassano ha tagliato il traguardo della centesima maratona



MOENA. A mezzogiorno di domenica 28 novembre, in Piazza di Santa Croce a Firenze, Stefano Benatti ha tagliato il traguardo della sua centesima maratona. Un risultato importante, sicuramente non alla portata di tutti, e il suo fan club (è di Moena) al completo era presente ad accoglierlo all'arrivo della Firenze Marathon per una grande festa. Il traguardo delle cento "prove" è stato raggiunto dopo anni di impegni e sacrifici, nel corso dei quali spiccano le quaranta maratone concluse da Benatti solo negli ultimi tre anni. Un percorso lunghissimo, passato per New York, Londra e molte delle più importanti maratone nazionali ed internazionali.
In Trentino Alto Adige sono pochi gli atleti dalla carriera così longeva, e gli esempi che si riscontrano a livello nazionale presentano caratteristiche diverse.
Si tratta spesso di atleti che affrontano la distanza a passo molto lento, con il solo obiettivo di arrivare in fondo. Non è così invece per il forte podista di Moena. Stefano Benatti dimostra infatti sempre di voler fare bene, di guardare anche il cronometro, e gli addetti ai lavori sanno quanto valgano i suoi molteplici risultati a poche settimane dal suo cinquantesimo compleanno.
Basti pensare che solamente due settimane fa, a Torino, in occasione della sua maratona numero 99, ha limato ancora una volta il primato personale. Successo bissato al traguardo numero 100 a Firenze, quando ha chiuso nuovamente con un tempo abbondantemente sotto le tre ore. Che in soldoni significa correre con un passo non molto inferiore ai primi delle classifiche.
Una passione da "centesimo anniversario" quella di Benatti, che vive la maratona con agonismo ma anche come esperienza di vita personale.
L'atleta ha fatto suo questo sport e, come lui afferma, ha "tolto alla maratona sacralità, seriosità e soprattutto quell'immagine di evento doloroso e scarsamente ripetibile che da sempre la caratterizza", per farne un'esperienza più "umana".
Un tempo lo standard diffuso imponeva agli atleti la partecipazione a non più di tre maratone all'anno, per evitare che lo stress fisico e mentale debilitasse eccessivamente l'atleta e lo condizionasse nel resto della carriera.
Era opinione comune nell'universo del running, infatti, che un podista - per di più amatore - non potesse sostenere elevati sforzi come la maratona a distanza ravvicinata. Percorrere i 42 chilometri tutti d'un fiato richiede una preparazione molto accurata, ed è necessaria una grande motivazione, visti i disagi muscolari e mentali cui si va incontro.
Oggi i podisti della fascia cosiddetta amatoriale, quelli che in sostanza sono la linfa vitale delle manifestazioni, come lo stesso Benatti, dimostrano che un allenamento accurato ed uno stile di vita controllato possono portare a raggiungere questi straordinari obiettivi: un bell'esempio per tutti gli appassionati di sport in generale e gli amanti del podismo su lunghe distanze in particolare.
Naturalmente, raggiunto il centesimo traguardo, Benatti non ha pensato nemmeno per un momento di appendere le scarpette al chiodo. Nella sua testa ci sono già numerosi altri viaggi per affrontare nuove gare, e la schiera di spettatori ammirati avrà ancora modo di seguire la falcata dell'atleta moenese.













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