Sontacchi: «Un Trento forte con 2 milioni»

Raccolto il testimone di Tonetti: «Squadra unica con il Mezzocorona? Si può»



TRENTO. Il progetto c'è e da venti giorni è nelle mani del sindaco di Trento Alessandro Andreatta. Ed è di quelli ambiziosi, ma per andare in porto servono l'approvazione e il contributo (200mila euro) dell'amministrazione comunale. A Mezzocorona attendono la risposta: entro una settimana Andreatta dovrà pronunciarsi e dire sì o no. Daniele Sontacchi va avanti, non molla. Vuole il Trento Calcio tra i professionisti, con Luca Piazzi direttore sportivo, con ambizioni di Prima Divisione e con un settore giovanile super. Un progetto da 2 milioni di euro.
L'ha studiato e concepito assieme all'amico e compagno d'avventura Claudio Tonetti, che da sempre voleva fortemente portare in alto il calcio trentino. Adesso tocca a Sontacchi guidare la macchina, per portare a compimento quel progetto che il "Tone" voleva fortemente e per il quale si era tanto speso nell'ultimo periodo. Venti giorni fa, assieme al direttore generale Fabrizio Brunialti e al socio Luca Dal Fiume, i quattro sono scesi a Trento per incontrare Andreatta. Il dettagliatissimo progetto è stato depositito sul tavolo del sindaco, al quale è stato chiesto l'appoggio istituzionale ed economico. La Provincia c'è, l'assessore Tiziano Mellarini l'ha ribadito più volte, ma adesso anche il Comune di Trento deve fare la sua parte. E non solamente a parole.
«Aspettiamo notizie - esordisce Sontacchi - e speriamo che sia la volta buona».
La nuova società come si chiamerebbe?
«La società sarebbe nuova, ma il nome sempre quello: Trento Calcio. Il sindaco ha posto due condizioni, ovvero che la squadra si chiami Trento e che i colori siano il giallo e il blu. Nessun problema, anzi».
Due milioni di euro sono una cifra considerevole.
«Senza dubbio, però si può fare. Gli imprenditori disposti a sposare il progetto ci sono, ma per tutti è fondamentale che la società si chiami Trento e si operi sulla piazza cittadina. E ci sarebbe anche la struttura organizzativa e tutto lo staff».
Qualche nome?
«Mauro Giacca mi ha già dato la sua disponibilità, gli altri nomi preferisco non farli fino a quando non ci saranno maggiori certezze».
E con Fattinger e l'attuale Trento Calcio come la mettiamo?
«Deve farsi da parte, punto e basta. Alternative non ce ne sono».
I tempi sono strettissimi. La procedura?
«Cambiare il nome da Mezzocorona a Trento Calcio non è un problema, si tratta di un semplice atto notarile di costituzione della nuova società. Il problema sarebbe, eventualmente, spostare la sede legale in via Sanseverino: c'è il precedente dell'Alto Adige, ma l'unico che può farlo è Abete. Prima di muoverci, però, abbiamo bisogno di certezze da parte del sindaco Andreatta».
Tradotto "in soldoni" a quanto ammonta la "certezza"?
«Stiamo parlando di una cifra che si aggira attorno ai 200mila euro».
Piazzi sarebbe il diesse?
«Con lui ci siamo già confrontati».
Il settore giovanile?
«I numeri dicono che a Mezzocorona ci sono 260 tesserati, a Trento 130. Stiamo parlando, dunque, di quasi 400 ragazzi, numeri che definire importanti è un eufemismo. E, quando si parla di settore giovanile, ricordiamoci che non vi è solamente l'aspetto sportivo ma anche quello sociale. Tutte le squadre che partecipano ai campionati nazionali, dalla "Berretti" ai Giovanissimi, giocherebbero a Trento, quelle iscritte ai tornei regionali e provinciali a Mezzocorona con il nome Draghi».
Se questo progetto non dovesse andare in porto cosa succederebbe?
«A quel punto andremmo avanti per la nostra strada, in Seconda Divisione o in serie D con il nome Mezzocorona. Ma sarebbe una sconfitta per tutto il Trentino e non solamente a livello sportivo».













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