IL clamoroso CASO DI DOPING 

Schwazer, «urine manipolate» 

Lo dimostrerebbero le prime analisi del Ris di Parma 


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Le urine che hanno bruciato definitivamente la carriera sportiva di Alex Schwazer sarebbero state manipolate. La clamorosa anticipazione trapela indirettamente dai laboratori di Parma ove gli investigatori specializzati dei Ris (il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri) sta proseguendo la serie degli accertamenti e delle analisi approfondite sul Dna dell’ex marciatore azzurro.

Il dato emerso nelle ultime ore è clamoroso anche se per il momento Walter Pelino, il giudice che ha disposto gli accertamenti scientifici, non vuole assolutamente sbilanciarsi. Probabilmente l’ufficialità arriverà a fine agosto ma già oggi i dati emersi sembrano lasciare pochi dubbi perché le anomalie riscontrate sono rilevanti. Tutto si basa sulla insolita concentrazione di Dna di Alex Schwazer riscontrata nelle urine che portarono alla nuova accusa di doping per l’ex marciatore azzurro con conseguente squalifica per otto anni ed esclusione dalle Olimpiadi di Rio.

Come si ricorderà, era il 21 giugno 2016 quando venne diffusa la notizia della nuova positività di Alex Schwazer a seguito di un controllo effettuato il primo gennaio precedente. Su quel campione di urine (prelevato dopo una notte di festeggiamenti per Capodanno) il primo controllo era risultato negativo ma in una successiva analisi (decisa a distanza di alcuni mesi) era stata riscontrata la presenza di metaboliti del testosterone.

Da subito Schwazer e il suo staff parlarono di trappola e manomissione, ma tutte le iniziative messe in atto dal campione e dal suo legale, l’avvocato Gerhard Brandstätter, non furono sufficienti a far revocare la squalifica e permettere all’atleta di gareggiare a Rio. Il successivo esposto penale portò all’avvio dell’inchiesta tutt’ora in corso con la decisione del giudice Walter Pelino di disporre una super perizia sulle provette di urina di Schwazer. Ci sono voluti mesi per ottenere la consegna di una parte dei contenuti delle provette al laboratorio di analisi del Ris. Per mesi la Iaaf e il Laboratorio di Colonia hanno provato a sottrarsi alle disposizioni del Tribunale di Bolzano, con veri e propri scontri giuridici.

Ora si inizia a capire il perché di quella resistenza. I campioni di urina di Schwazer, infatti, sarebbero stati manipolati. Due gli elementi di riscontro: in primo luogo la concentrazione di Dna sarebbe risultata centinaia di volte superiore alla norma nelle urine (soprattutto in relazione alla conservazione in frigo per 26 mesi); in secondo luogo la differenza rilevante di concentrazione sempre di Dna riscontrata tra il campione A ed il campione B. Nel secondo il livello di concentrazione di Dna è superiore di oltre tre volte rispetto al campione A.

Trattandosi dello stesso liquido organico è un dato che troverebbe quale unica giustificazione scientifica l’avvenuta manipolazione. Per dimostrare che i dati sono completamente anomali, gli investigatori dei Ris hanno anche sottoposto ad analisi un centinaio di persone che si sono prestate ad effettuare i test sulle proprie urine, separate in due campioni.

Il dato emerso dalle provette di Schwazer sarebbe tanto più sospetto se si pensa che l’inserimento di Dna dell’ex marciatore azzurro in quantità sproporzionata potrebbe rivelare la necessità di eliminare tracce di un altro Dna a suo tempo inserito nelle urine ed in seguito ripulite con tecniche specializzate (che però non garantirebbero un risultato ottimale al cento per cento). Ora c’è solo da aspettare i risultati ufficiali.

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