Calcio Serie D

Proch: «I miei assist per salvare il Dro»

Il trequartista Daniele: «Ma il mio obiettivo personale rimane la Lega Pro»


di Daniele Loss


TRENTO. Un obiettivo a breve termine, la salvezza in Serie D con il Dro, e uno a medio - lungo termine, ovvero il salto nei professionisti. Daniele Proch vuole “arrivare”. Dove? In Lega Pro, e sta lavorando sodo per coronare il suo sogno. Segna poco, ma il mestiere del trequartista è soprattutto quello di “assistere” gli altri e aprire spazi per i compagni e quello gli riesce benissimo. E, quando serve, in attesa d’iscriversi all’Università («mi piacerebbe fare lingue, non me la cavo male»), sale a dare una mano a papà Gianni (un “portierone” del calcio trentino: ha giocato sino a 43 anni dopo essere stato il numero uno del “super” Fiavè) e mamma Stefania a Nago a “La Prateria”, il ristorante di famiglia.

Partiamo dalla scorsa estate: dopo una buona stagione con il Dro, torna all’Alto Adige (proprietario del suo cartellino) e parte per il ritiro con la prima squadra. Poi cos’è successo?

«Mi sono reso conto che, visto il valore degli attaccanti dell’Alto Adige, non avrei avuto spazio in Lega Pro e, allora, ho preferito tornare qui. Ho bisogno di giocare con continuità e quindi mi sono detto: meglio stare un anno in più in serie D ma con la possibilità di esserci sempre».

Inutile girarci troppo attorno: Proch è un giocatore fondamentale per il Dro e, non a caso, i risultati positivi della squadra coincidono con sue ottime prestazioni.

«I complimenti fanno piacere e, al netto di tutte le considerazioni, io cerco sempre di dare tutto quello che ho. Ogni tanto riesco a contribuire alle fortune della squadra, altre volte meno. Ecco, devo ancora migliorare molto sotto il profilo della continuità».

E, magari, segnare qualche gol in più.

«Senza dubbio. L’anno scorso mi sono fermato a quota tre e spero ovviamente di migliorare il mio score personale. Faccio qualche assist in più e, lo dico senza retorica, per me mandare in porta un compagno vale quanto segnare una rete. Certo è che qualche rete in più non guasterebbe».

Magari può farsi dare una “dritta” da suo fratello maggiore Davide, in rete domenica con l’Arco contro la Condinese, che con il gol ha un discreto feeling.

«Beh, qualche consiglio me lo dà ancora. Lui è proprio forte e non lo dico perché è mio fratello: ha avuto diversi problemi fisici e, senza quelli, sono convinto che sarebbe arrivato anche lui in serie D».

“Domandone” con risposta non scontata: se domani le proponessero di andare a giocare in Lega Pro a mille chilometri da casa sarebbe pronto?

«Non ci penserei su due volte e partirei. A 15 anni mi sono trasferito a Bolzano, cambiando anche scuola, per giocare negli Allievi dell’Alto Adige e l’ho fatto senza paura».

Dica la verità: papà Gianni e mamma Stefania seguono lei o Davide?

«Di solito si dividono. Uno per campo, così siamo tutti e due “sott’occhio”. Di solito mio papà è ad Arco, così poi è più comodo nel rientrare al lavoro».

Il Dro dove arriverà?

«Non voglio “gufare”, ma con questa cattiveria e determinazione possiamo salvarci. Senza disputare i playout».

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