La torcia olimpica  è in Giappone, ma c’è scetticismo  

Roma. La torcia olimpica è arrivata in Giappone ma il messaggio che porta con sé a 121 giorni dalla cerimonia di apertura dei Giochi di Tokyo è tutt’altro che gioioso e rassicurante. In un mondo che...



Roma. La torcia olimpica è arrivata in Giappone ma il messaggio che porta con sé a 121 giorni dalla cerimonia di apertura dei Giochi di Tokyo è tutt’altro che gioioso e rassicurante. In un mondo che si sta chiudendo su se stesso a causa della pandemia, nel continuo stillicidio di annullamenti e rinvii per tutti gli sport, si moltiplicano dubbi e perplessità anche da parte degli stessi atleti sull’opportunità di disputare le Olimpiadi, ma al momento il Cio tiene la barra dritta.

La fermezza di Bach (Cio)

«Ora sarebbe non responsabile e prematuro decidere per un rinvio - dichiara il n.1 del Comitato olimpico, Thomas Bach, in un’intervista al New York Times -. Non sappiamo quale sarà la situazione, ma stiamo esaminando diversi scenari».

Una posizione attendista, nella speranza che la crisi sanitaria globale rientri e si possa anche all’ultimo salvare i Giochi. A chi accusa il Cio e il Comitato organizzatore giapponese di cercare solo di salvare un investimento da miliardi di dollari, Bach replica senza esitazioni: «La decisione non sarà determinata da alcun interesse finanziario - dichiara -, il Cio non ha problemi di cassa».

Le parole di Baldini

I problemi li hanno però gli atleti: chi è qualificato fatica ad allenarsi, chi non lo è vede sempre più assottigliarsi la speranza. Monta giorno dopo giorno la protesta degli sportivi. «No alle Olimpiadi. Continuare, come dice Bach, mi sembra assurdo quando i leader mondiali vanno ogni giorno in tv per dirci di rimanere isolati, in casa», scrive ad esempio il vicecampione del mondo dei 50 stile libero, il brasiliano Bruno Fratus. Ma sono tanti anche gli ex atleti che sostengono la necessità di abbandonare ogni illusione. Tra loro c’è Stefano Baldini, oro della maratona ad Atene 2004. «La mia opinione - spiega l'olimpionico azzurro della maratona - è che è molto difficile che in 90 giorni si riescano a dare sicurezze sanitarie per migliaia di persone che arrivano da tutto il mondo. Penso sia molto difficile che si disputino nel 2020 le Olimpiadi. Oggi l’attenzione deve essere rivolta alla salute delle persone, ma non devono essere gli atleti a decidere di boicottare o meno le Olimpiadi: queste decisioni vanno prese da chi ha la responsabilità di farlo».













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