la mia domenica sportiva

TRENTO. L’unica cosa che non si può dire, è che sia una donna poco intraprendente. Fatto sta che Monica Moradini è passata in pochi anni dalla scrivania dell’A.C. Mezzocorona, dove per un paio di...


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Fino a sei anni fa Denis Salati fischiava, e come fischiava! Il 40enne di Pergine è stato arbitro di altissimo livello: 4 anni in Serie D, 4 in Serie C e due stagioni tra Serie A e Serie B. Poi il designatore Pierluigi Collina ha pensato bene di “dismetterlo”. Salati non è stato più ritenuto all’altezza della categoria e - stando alle regole della categoria – al nostro non è rimasto altro da fare che iniziare la carriera dirigenziale. Denis, però, aveva ben altro da fare. Pur rimanendo tesserato, ha deciso di dedicare il tempo che gli lascia il mestiere di bancario alla Volksbank alla sua seconda grande passione, quella per gli sport di fatica. Prima la bicicletta, la corsa e il nuoto, poi – complice la fidanzata Arianna Mazzel – lo sci di fondo e lo sci-alpinismo. Basta che ci sia da far fatica e Salati è contento, tanto che nei progetti dell’ex arbitro, adesso, c’è la partecipazione alla gara più dura della disciplina più dura, vale a dire l’Ironman del triathlon. Insomma, dai campi di calcio di Serie A alle piste da sci, quella di Denis è davvero una domenica sportiva che merita di essere raccontata.

Salati, perché ha smesso di arbitrare?

Ho smesso a 34 anni per scelta... di Pierluigi Collina, per motivi tecnici. Per i vertici della classe arbitrale non ero adeguato alla categoria. Nel momento in cui vieni dismesso da arbitro di Serie A e B diventi dirigente. Il mio è stato un caso particolare, anche perché ero stato fermo per un infortunio. Sono ancora associato, ma non ho un ruolo tecnico.

Immaginiamo sia stata una grande delusione...

Sì, certo. Dopo 15 anni di carriera ero arrivato dove riescono ad arrivare in pochi. Ritrovarmi a casa per scelte anche criticabili non è stato bello: non avevo commesso chissà quali errori.

C’è una partita che ricorda più piacevolmente?

Quella dell’esordio in Serie A, Udinese-Palermo, ma anche quella della promozione del Napoli in Serie A, con il San Paolo stracolmo. Ho arbitrato anche a Marassi, a San Siro con l’Inter... Sono tutti bei ricordi, l’esperienza è stata comunque positiva. Ero l’unico trentino a quel livello, il faro di una regione che non esprimeva grandi arbitri, quello che mi è stato fatto è stato un danno anche per il movimento e l’Aia non lo ha capito, privilegiando arbitri più anziani che avevano più esperienza di me.

Ma da arbitro quanto era in forma?

L’arbitraggio a livello professionistico richiede una certa preparazione, allenamenti quasi tutti i giorni: sei un professionista e devi comportarti di conseguenza. Avevo già la passione per altri sport, ma non potevo praticarli proprio per la mia attività arbitrale.

E quindi dopo la “dismissione” ha potuto scatenarsi.

Sì, anche per riscattarmi dalla delusione. Ho iniziato con la bici perché ero appunto ancora infortunato al tendine d’Achille. La prima gara è stata anche quella che ritengo la più dura in assoluto, vale a dire la Oetztaler Marathon (240 km e 5.500 metri di dislivello), che ho concluso in meno di 9 ore.

Bici, ma non solo.

Certo, mi piacciono anche corsa, nuoto e triathlon. In inverno pratico lo sci di fondo e un po’ di sci-alpinismo: per il secondo anno consecutivo ho preso parte alla Sellaronda Skimarathon assieme alla mia fidanzata Arianna. In estate corro, vado in bici e nuoto. L’obiettivo a lungo termine è quello di prendere parte all’Ironman. Lavoro alla Volksbank, conciliare il lavoro con gli impegni sportivi non è facile, ma io partecipo alle gare per sport, è solo una sfida con me stesso, non con gli altri. Lo sport professionistico l’ho già vissuto, pagandone il prezzo sulla mia pelle.

Ma il risultato migliore qual è stato?

Sicuramente la Maratona di New York sotto le 3 ore, anche perché era la seconda maratona della mia vita.

E la gara più dura?

Sempre la Maratona di New York, affascinante ma durissima. Ma ho fatto anche cinque volte la Vasaloppet, sempre solo con l’obiettivo di migliorarmi, anche perché si svolge in un clima di grande rispetto tra i concorrenti.

Quanto si allena?

Un’ora e mezzo al giorno, praticamente tutti i giorni, alternando gli sport per non annoiarmi.

In questo senso, è avvantaggiato dalla relazione con un’altra vera atleta, Arianna Mazzel. Dove l’ha conosciuta?

A Firenze, quando ero ancora arbitro. Lei è fassana e mi ha introdotto agli sport invernali.

Chi va più forte, lei o Arianna?

Lei è molto forte, ha vinto quattro volte di fila la combinata della Marcialonga. In proporzione, è più forte di me nella corsa (3h’09 nella maratona), mentre nello sci di fondo vado più forte io, anche a causa degli ultimi sviluppi della tecnica, che richiedono maggiore forza.

@mauridigiangiac

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano