Calcio

La legge di Bertoldi vige anche in Serie D

Dopo la tripletta: «L’importante è che si salvi il Levico»


Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Quattro gol in quattro turni di campionato. Tre domenica scorsa per la prima vittoria stagionale del Levico Terme (4-1 al Lumezzane). La legge di Fabio Bertoldi vige anche in Serie D. Non potevamo non intervistare il 29enne bomber di Salorno.

Bertoldi, gol nr. 4 in Serie D. E in totale?

«Mi mette in difficoltà, devo fare i conti... le mando un messaggio dopo». L’sms è arrivato subito dopo la telefonata: 238.

Il più bello è quello segnato l’anno scorso all’Alense?

Quello e quello che ho fatto al Calciochiese, secondo me sono i due più belli.

Domenica tripletta dopo un turno di stop per infortunio. È vero che non si fermava da due campionati?

Esatto, ho giocato due campionati di Eccellenza con il Bozner senza mai mancare e senza mai essere sostituito, playoff compresi, 64 partite. Mercoledì scorso non ero riuscito a recuperare da un affaticamento muscolare.

Al di là della soddisfazione personale, sono 3 punti fondamentali per la classifica e il morale del suo Levico Terme.

Vitali e meritatissimi, perché stiamo facendo un grande lavoro per correggere i difetti di una squadra nuova, in un girone di Serie D difficile come questo. E i miglioramenti sono sotto gli occhi di tutto.

Con Manfioletti come va? L’aveva già allenata?

No, ma c’incontriamo sui campi della regione da dieci anni, la stima reciproca c’era da un pezzo e con lui mi trovo molto bene.

Il contatto con il Levico com’è nato? L’impatto con la realtà termale? E quello con la Serie D?

Il Levico è una realtà che ho sempre sfidato da avversario, la conoscevo e l’impatto è stato ottimo: è una società che ha voglia di fare, con i piedi per terra ma che non ci fa mancare niente. Con Melone e Ferrarese hanno rinnovato l’organigramma, a dimostrazione che vogliono fare le cose per bene. La Serie D è come l’aspettavo, difficile ma molto affascinante, contro queste squadre ogni partita è una finale per fare punti. Dovremo soffrire fino alla fine, ma lo sapevamo. E siamo sulla strada giusta.

Quattro punti, uno più del Trento. È già un traguardo?

No, nessun traguardo, noi guardiamo in casa nostra. Anzi, al Trento auguro ogni bene, servirebbe un’altra società regionale nel calcio professionistico, oltre all’Alto Adige.

È vero che stava per approdare proprio al Trento?

Certo, ma poi il trasferimento non si è perfezionato.

Peraltro, lei è famoso per le sue scelte un po’ controcorrente, come quando andò a giocare a Caldaro, in Prima Categoria.

A Caldaro avevo gli amici: venivo da cinque stagioni con il Salorno, ad una squadra di pari categoria non mi avrebbero mai ceduto. Dopo Caldaro invece andai alla Fersina, vinsi l’Eccellenza e approdai al Bozner, dove sono rimasto cinque anni.

Scelte dettate anche dalla sua professione?

In famiglia abbiamo un’impresa di soccorso stradale: l’impegno è gravoso, ma quest’anno ci siamo organizzati in modo che io possa allenarmi a Levico lle 17.

Tornando ai suoi gol, quanti ne dovrà segnare per salvare il Levico?

Non lo so, l’importante è che si salvi il Levico. Spero di farne più possibile, ma non mi pongo un traguardo.

Twitter: @mauridigiangiac

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