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La “decima” di Ress: «Aquila, che sorpresa, ma merita la finale»

Il salurnese ha vinto sette scudetti: «La Dolomiti Energia ha messo cuore e anima in ogni partita»


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Prima volta in una finale scudetto per Aquila Basket e Reyer Venezia. Per Tomas Ress, l’ala grande di Salorno già protagonista dell’epopea Mens Sana Siena, si tratta addirittura della decima. «Gli scudetti sono sei, vinti con Siena, nel mio palmares c’è anche quello 1997/1998 con la Virtus Bologna, ma io ero ancora nelle giovanili – racconta il “gigante” altoatesino, che in agosto compirà 37 anni – Finali, invece, ne ho giocate nove: oltre a quelle vinte, ci sono quella della stagione 2005/2006 con la maglia della Fortitudo Bologna (vinta da Treviso, ndr) e quella della stagione 2013/2014, l’ultima con Siena, persa contro l’Olimpia Milano».

Poi l’approdo a Venezia e ora la decima finale scudetto.

La società ha lavorato bene: un progetto alla Reyer c’è sempre stato, ma in questi ultimi tre anni abbiamo creato un gruppo di giocatori, abbiamo cambiato poco e questo risultato è il giusto premio per il lavoro della società, dello staff tecnico e dei giocatori.

Alle finali scudetto, quindi, è “abbastanza” abituato. Trovarci l’Aquila Basket Trento, invece, è una sorpresa?

Sì, perché non era partita benissimo, alla fine del girone d’andata era appena tredicesima. Poi però qualcosa è cambiato, Trento ha giocato un girone di ritorno incredibile, nonostante gli infortuni, e anche nei primi due turni dei playoff ha dimostrato compattezza e grande energia. Una finale un po’ inaspettata ma molto meritata, perché la Dolomiti Energia ha messo cuore e anima in ogni singola partita.

In molti hanno commentato l’esito della semifinale parlando solo della disfatta di Milano. Dove arrivano i meriti della Dolomiti Energia e dove cominciano i demeriti dell’Olimpia?

Ha vinto la squadra che gioca la pallacanestro migliore in questo momento. Se pensi che vincere sia facile, hai già perso in partenza. Milano in questa stagione ha subito infortuni importanti, anche l’Eurolega ha sicuramente pesato: se non fai bene, si riflette anche sul campionato, tutte quelle sconfitte ti rimangono nel cervello. Hanno finito la stagione regolare non al top, perdendo qualche partita, con qualche insicurezza che poi Trento ha saputo sfruttare. Ma i meriti dell’Aquila sono grandissimi.

C’è qualcuno, nella Dolomiti Energia, che teme o rispetta particolarmente?

Tutti, perché sono tutti talmente in fiducia da poter spaccare le partite in qualsiasi momento. Ma quello che temo di più è Buscaglia, è lui il direttore d’orchestra, quello che con i suoi aggiustamenti sa inventare qualcosa di nuovo in ogni partita.

Voi alla Reyer aveve una panchina lunghissima, la Dolomiti Energia invece gioca in otto. E si dice che a Buscaglia vada bene così...

Lui ha questi giocatori, sono tutti in fiducia anche perché sanno che devono giocare e vanno subito in ritmo. In una serie lunga giocare in otto potrebbe pesare, ma contro Milano Trento ha giocato 5 partite in 9 giorni senza problemi. E in una finale scudetto la stanchezza non si sente.

La Dolomiti Energia, ai playoff, non ha ancora perso in trasferta, voi avete girato in vostro favore e poi chiuso la serie con Avellino proprio al PalaDelMauro: il fattore campo non conta proprio nulla?

Le partite sono tantissime, una serie best of seven non è mai chiusa. Il fattore campo conta il giusto, può anche giocare un ruolo negativo: noi giocheremo subito due partite in casa e sappiamo di non poterle sbagliare; Trento invece potrà giocarle con la mente più libera.

Abbiamo ancora negli occhi la prima partita che lei giocò al PalaTrento contro la neopromossa Aquila Basket, due anni e qualche mese fa: un partitone con diversi career high, un sacco di tifosi sugli spalti che attendevano di poterla veder giocare in regione da anni. Pensa di poterne giocare un’altra a quei livelli, magari chiudendo la serie-scudetto in favore di Venezia e anche la sua carriera?

Giocherò ancora, ho un altro anno di contratto con la Reyer. Spero di poter giocare un’altra partita come quella, ma sono passati un paio d’anni e so qual è il mio ruolo in questa squadra. Coach De Raffaele mi mette dentro per far rifiatare Batista, Ejim o Peric, io so che in quei minuti posso dare alla squadra quello di cui ha bisogno: spendere i miei falli con intelligenza, provare qualche tiro, difendere. Noi lunghi siamo un bel reparto, Batista è cresciuto molto dopo l’infortunio patito al suo arrivo a Venezia e la successiva ricaduta. Se l’avessimo avuto prima avremmo avuto un altro modo di giocare, ci sta dando tanto, con il suo peso sposta gli equilibri, oltre a spostare gli avversari.

Che rapporto ha con coach De Raffaele?

È un allenatore giovane, ma legge molto bene le partite e parla tanto con noi giocatori. È una delle chiavi del nostro successo.

Twitter: @mauridigiangiac

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