Corsa campestre

L'oro di Yeman: "Testa, cuore e gambe"

Il campione europeo di cross si racconta: "E' solo l'inizio, c'è ancora tanto da vincere"


Luca Pianesi


TRENTO. «L’oro europeo? Bello, bellissimo, ma c’è di meglio in giro. Si lavora un passo alla volta e questo è un successo molto importante e mi gratifica ma c’è ancora tanto da vincere». Questa si chiama stoffa da campione: Yeman Crippa ha vinto domenica il campionato europeo Juniores di cross a Samakov, in Bulgaria, e ha guidato alla medaglia d’oro tutta la squadra azzurra (grazie anche al bronzo ottenuto da Said Ettaqy, al quinto posto di Yohanes Chiappinelli e al nono di Alessandro Giacobazzi) ma oggi già pensa alla prossima gara, alla prossima sfida, alla prossima vittoria. Nel freddo di Samakov ha messo in campo la corsa perfetta. Sempre in testa, ritmo martellante, passo sostenuto ma senza mai strafare, per conservare le energie necessarie all’allungo finale.

Testa, gamba e cuore, tanto cuore, perché la volata degli ultimi 100 metri «non so bene nemmeno io come m’è venuta - spiega - era da due giri che sentivo di essere al limite». E invece poco prima dell’ultimo giro il colpo di scena: Navikov, forte atleta russo che contendeva la testa della corsa a Yeman, sbaglia i conti e parte a tutta pensando di essere sul rettilineo finale. Yeman non si scompone prosegue col suo ritmo e vede il russo crollare dopo poche centinaia di metri. Ultimo giro (quello vero) e il traguardo è tutto per lui. Sorrisi, braccia che si alzano al cielo e via di esultanza “a mitraglietta” per il diciottenne giudicariese.

Un tempo era l’esultanza di Batistuta quella. Tu Yeman da dove l’hai presa?
Io l’ho vista fare a Dejan Stankovic dell’Inter. Mi piace molto il calcio e da ragazzino giocavo a mia volta. Poi se ci mettiamo che sono un super tifoso dei nerazzurri il quadro è fatto. Lui la faceva quando segnava. Io la faccio nei momenti davvero importanti quando arriva una grande gioia.

Allora non ci nascondiamo: è stata una bella soddisfazione quella di domenica.
Si lo è stata senza dubbio però davvero penso già al futuro. Sono un professionista e questo è il mio lavoro quindi possiamo dire che ho portato a termine una missione, che ho raggiunto un bel risultato ma il mio percorso continua. Sono solo all’inizio.

E allora torniamo all’inizio, quello della gara. Siete arrivati a Samakov e avete trovato la neve. Sabato avete fatto il sopralluogo sul circuito. Che avete pensato?
Abbiamo pensato che quello sembrava più il tracciato di una corsa in montagna che di una gara di Cross. C’erano buche dappertutto, il sentiero era ghiacciato e c’era la neve che lo copriva in molti tratti. Poi devo ammettere che il giorno della gara hanno fatto il miracolo. Hanno coperto le buche e di neve ne era rimasta davvero poca.

Eppure durante la corsa tuo fratello Neka s’è preso una distorsione alla caviglia.
Si è stato davvero un peccato. Poteva fare una bella prestazione era arrivato a questi europei in buona condizione ma per lui il fondo è stato decisivo, purtroppo in senso negativo. Noi siamo molto legati e mi è dispiaciuto davvero tanto.

Chi invece ha stupito tutti, assieme a te, è stato Said Ettaqy che ha chiuso terzo. Che vi hanno detto gli allenatori prima della corsa?
Si sono raccomandati di partire calmi. Di non farci prendere dalla foga e Said ha seguito perfettamente il consiglio. E’ stato bravissimo, come anche Chiappinelli e Giacobazzi. Ha tenuto il suo ritmo e infatti, come ci avevano detto i tecnici, dopo pochi giri molti avversari che erano partiti a tutta hanno cominciato a rallentare o sono andati in crisi.

Tu però ti sei piazzato in testa e non ti sei più “schiodato”. Avevi direttive diverse dai tuoi compagni?
No, anche a me avevano detto la stessa cosa ma mi sentivo bene e quindi ho imposto il mio passo. Però non immaginavo di potermi giocare una medaglia così importante. Prima della gara puntavo a piazzarmi tra i primi dieci. Poi ho visto che riuscivo a restare nel gruppo dei migliori anche se quando sono cominciati gli ultimi due giri ho sentito che le forze calare. Ero al limite e mi sono detto “ok, proseguo col mio passo e mi accontento di quello che viene”.

Cosa hai pensato quando hai visto partire il russo?
Sono rimasto allibito. Io ero a tutta ma sapevo che mancava ancora più di un giro. Eppure a 200 metri dal traguardo Navikov è partito come un fulmine. Ho pensato che se riusciva a tenere quel ritmo per 200 metri più un giro si strameritava la vittoria. Invece aveva proprio sbagliato a fare i conti. Poco dopo ha cominciato a rallentare e ha finito la cosa camminando.

Quest’anno hai chiuso con l’oro ai campionati italiani Juniores nei 1.500 metri, ti sei arruolato con le Fiamme Oro, sei arrivato decimo ai Mondiali Juniores sempre nei 1.500 metri e domenica hai vinto l’Europeo di Cross. Un 2014 da incorniciare, ma qual è la tua gara? Cross o 1.500?
Mi piace di più il Cross, ma dal 2015 comincio la preparazione per correre i 5 chilometri. I 1.500 li tengo per fare velocità, per mettere sprint nelle gambe, ma è sulle medie distanze che riesco meglio. Cambierò allenamenti, inserirò ripetute più lunghe e dovrò allungare il fondo. Ma non vedo l’ora.

A chi si dedica un oro europeo?
Allo sponsor Despar che mi sostiene, alle Fiamme Oro che credono in me e mi appoggiano e al mio allenatore Pegoretti che è come un secondo padre per me, alla mia famiglia e al mio vecchio allenatore Marco Bossari scomparso 5 anni fa.













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