Il Trento 1921 è fallito I gol si fanno in valle

Sancita la scomparsa della società. Nelle città poche gioie



TRENTO. Il calcio “vero” in Trentino non è più cosa da città. Lo dicono i fatti e i grandi centri abitati della provincia, eccezion fatta per Pergine Valsugana (la Fersina è appena retrocessa dalla serie D in Eccellenza dopo due stagioni in ambito nazionale), non riescono più ad esprimere realtà importanti che possano essere una guida efficace per il movimento calcistico del Trentino. Ieri il Tribunale fallimentare del capoluogo ha sancito la fine del percorso sportivo del Trento Calcio 1921: alle 12.51 è arrivata la comunicazione ufficiale che la società di via Sanseverino è stata dichiarata fallita con la nomina del curatore che, adesso, avrà il compito di chiudere i conti vendendo le pochissime proprietà della società gialloblù (l'unico bene “monetizzabile” è il titolo sportivo, ma questo aspetto della vicenda merita un capitolo a parte) per cercare di soddisfare quanto più possibile i creditori. Ok, la Pro Trento è in rampa di lancio ma, nella migliore delle ipotesi, la neonata società del capoluogo ripartirà dalla Promozione. Così come in Promozione c'è il Rovereto, che staziona nella parte destra della classifica (e deve stare attento perché la salvezza non è ancora acquisita) e se il sodalizio bianconero ancora sopravvive lo deve soprattutto alla buona volontà di un gruppo di giocatori e dirigenti che ha deciso d'istituire una vera e propria “cooperativa” per tenere in vita le “zebrette” ed evitare precipitose discese nelle categorie minori del calcio di casa o, in alternativa, addirittura la sparizione. L'Arco, altra nobile decaduta, sta disputando un'eccellente stagione grazie ai tanti giovani provenienti dal settore giovanile e all'oculata guida di Roberto Torboli, ma sempre di Promozione si parla e, proprio ieri, la Benacense, è tornata nel massimo torneo provinciale dopo un paio di stagioni in Prima Categoria. E, allora, il calcio trentino di oggi è soprattutto quello di provincia. Dro e Mezzocorona (10mila abitati in due) domenica prossima si giocheranno la salvezza in serie D, il Mori Santo Stefano ha appena conquistato il salto in Quinta Serie (che, visto il gran numero di retrocessioni dalla categoria superiore per la riforma del torneo di serie C, si preannuncia competitiva come non mai), mentre in Eccellenza arriva addirittura il Lavis, espressione calcistica di un “paesone” che è ad un tiro di schioppo dal capoluogo. Nel primo campionato a carattere regionale, come detto, tornerà la Fersina Perginese che, nonostante la discesa dalla serie D, non sbaraccherà. Eh sì, perché il recente passato ci ha consegnato tanti, troppi esempi di formazioni che, dopo la retrocessione dai tornei nazionali a quelli regionali, hanno dovuto fare i conti con bilanci in rosso. L'Alta Vallagarina, sparita addirittura dal panorama calcistico trentino, è l'esempio più lampante, ma come dimenticare il Vallagarina, che meno di dieci anni fa calcava i campi della D (sfiorando la salvezza, sfumata solamente dopo la sconfitta nei playout contro il Montecchio Maggiore), e oggi si ritrova addirittura in Seconda Categoria dopo la retrocessione maturata qualche settimana or sono. I motivi? Non si dica che alla base del fallimento (in questo caso inteso dal punto di vista sportivo) delle realtà cittadine vi sono la concorrenza o i campanili. Le differenze sono altre, ovvero il legame con il territorio, più forte sicuramente nelle realtà della provincia, l'attaccamento ai colori sociali da parte dei dirigenti (che, di conseguenza, operano con maggior oculatezza) e un lavoro decisamente migliore in ambito giovanile. Scusate se è poco. E giù il cappello di fronte a chi, partendo dal basso e con programmazione, ha saputo diventare “grande”. (d.l.)













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