Dolomiti Energia, il volto è nuovo la filosofia la stessa 

Un nuovo inizio. Molti volti sono cambiati e così pure l’approccio tattico, ma il club va avanti con lo sguardo rivolto al futuro puntando su stranieri “affamati” e italiani giovani e talentuosi


Paolo Silvestri


trento. Si alza il sipario. E per la sesta volta una serie A con l’Aquila. Quello che a inizio decennio, con la squadra in A dilettanti, sembrava un sogno ora è normalità. Quello che per gli altri, il basket nazionale che conta, era curiosità verso una piazza nuova ora è rispetto. Eh sì, ne è passata di acqua sotto il ponte di San Lorenzo.

I pronostici degli esperti

Come ormai da qualche stagione a questa parte la Dolomiti Energia è tenuta in alta considerazione dai commentatori. I 5 playoff centrati su 5, le 2 finali scudetto, il fatto che chi ha vinto lo scudetto abbia sempre dovuto passare sul “cadavere” di Trento hanno fatto sì che i bianconeri siano diventati una realtà solida, rispettata appunto, per la qualità dell’organizzazione e del lavoro. E anche quest’anno - citiamo uno per tutti il “power ranking” di Sportando - l’Aquila è inserita come quinta forza del campionato dove ci sguazzano alla grande i nababbi di Milano e i ricconi di Venezia, Sassari e della ritrovata Virtus Bologna. Azzardato? Francamente no. E vediamo perché.

Cambio di rotta ma non troppo

L’addio a Buscaglia - che sarà nemico ma sempre amico con la sua Reggio da battaglia - è l’elemento più evidente. Ma l’arrivo di Brienza ha un sapore di continuità. Non nel gioco, ma nelle scelte. Nell’investire sulla voglia di crescere, di affermarsi. Era stato così con Buscaglia, è così ora con Brienza. E lo stesso è per gli stranieri, 3 su 5 (Blanckmon, King e Kelly) sono in rampa di lancio verso i basket dagli ingaggi faraonici. La squadra poi avrà un gioco diverso, più aperto sugli esterni, con più tiro da oltre l’arco, ma che non disdegnerà di cambiare pelle anche nell’arco della stessa gara grazie a un reparto lunghi che pare interessante al pari degli stessi esterni. Ma il vero cambiamento pare un altro: per una volta ci sono solo stranieri da quintetto. Nessun investimento “foresto” da lasciare a sventolare l’asciugamano in fondo alla panca come era stato con Armwoood, Lofgren e Franke. Solo titolari. Gli investimenti invece sono azzurri. Sono giovani. Sono lo sguardo proiettato al futuro. Sono Mezzanotte, Ladurner (“bambino” che rischia di essere pronto prima di diventare uomo), Voltolini e Picarelli (gli ultimi 3 di 17, 17 e 18 anni e tutti nazionali).

La “musina”

Da più parti si sente dire che quella della Dolomiti Energia è un panchina corta. Sì e no. Nel senso che se tutto fila come deve è di ottimo livello. Mian sembra perfetto per il gioco pensato da Brienza, Forray è valore garantito, di Mezzanotte diremo sotto, Lechthaler fa il suo quando serve e Pascolo se torna Pascolo è tanta roba. Un esterno farebbe forse comodo, ma o è un sesto uomo o decisamente più corretta è la scelta di investire sui “baby”. Ma se dovesse servire un correttivo al roster, a quanto è dato sapere, è possibile che possa essere aperto il salvadanaio per, appunto, un sesto uomo straniero.

See you at midnight

In realtà, più che ci vediamo a mezzanotte, meglio sarebbe “vediamoci Mezzanotte”. Tentiamo una scommessa: sarà la sorpresa del campionato, non solo il miglior under italiano. Il 21enne bergamasco ha messo su qualche chilo necessario a supportare qualità tecniche di primo livello. È un 4 moderno, con tiro da fuori (mani educatissime), ma con ottimi movimenti anche spalle a canestro e in allontanamento. Potrebbe essere il giocare in grado di contribuire a un ulteriore salto di qualità di un gruppo che, rispetto al passato, può mettere sul piatto un talento medio (Blackmon e King su tutti) assai più elevato.

I figliocci di Lele

La stagione che va ad iniziare regala anche spunti particolari. Curioso, infatti, il caso di Molin, per anni braccio destro di Ettore Messina, non di uno qualunque, e ora di Brienza. Brienza che, con Perego, coach di Pistoia, aveva fatto apprendistato qualche stagione fa nello staff di Cantù “alle spalle” di Lele Molin. Una chiocchia dalla quale ha saputo trarre insegnamenti importanti per diventare poi capo allenatore. E Molin sicuramente sarà ora la robusta spalla alla quale appoggiarsi in questo suo primo passo verso la consacrazione.













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