Doping

Con i Taschler condannato anche Ferrari

Un anno a Gottlieb (interdetto dal Coni), 9 mesi al figlio Daniel. Prima condanna anche al medico (1 anno e 6 mesi)


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Il processo Taschler per violazione delle disposizioni antidoping si è concluso (almeno per quanto riguarda il primo grado) con la condanna di tutti gli imputati. Non è poca cosa se si pensa che per il medico Michele Ferrari (da tempo al centro di accuse e sospetti nel mondo dello sport agonistico) si tratta della prima condanna a pena detentiva inflittagli da un tribunale. Il giudice monocratico Carlo Busato lo ha condannato ad un anno e mezzo di reclusione con interdizione dalla professione medica per uguale periodo e 4500 euro di multa.

Sono stati condannati anche i due imputati altoatesini. Se il medico Ferrari è stato riconosciuto responsabile di aver somministrato sostanze dopanti, Gottlieb e Daniel Taschler (padre e figlio) sono stati condannati per assunzione delle stesse sostanze in concorso. A Daniel (atleta del biathlon sino al 2014) sono stati inflitti 9 mesi di reclusione con una multa di 3600 euro. Il giudice gli ha negato le attenuanti generiche. Il padre Gottlieb (che avrebbe aiutato il figlio) si è visto infliggere un anno di reclusione con una multa di 4 mila euro. L’ex dirigente federale è stato anche interdetto permanentemente da ogni carica sportiva riconosciuta dal Coni.

La sentenza, ovviamente, al momento è inefficace in quanto a tutti gli imputati è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Oltrettutto la sentenza non è passata in giudicato e tutti gli avvocati difensori hanno annunciato ricorso in appello. In sentenza il tribunale ha anche condannato tutti gli imputati, in solido tra di loro, a risarcire alla parte civile Wada (l’agenzia mondiale antidoping) un risarcimento per danni non patrimoniali (cioè morali) di 15 mila euro. Alla stessa Wada dovranno essere risarcite le spese legali di costituzione di parte civile per altri 9500 euro. Il giudice Carlo Busato ha poi assolto il medico Ferrari (con formula dubitativa) dall’accusa di commercio di sostanze dopanti. Come si ricorderà l’inchiesta fu curata dai carabinieri dei Nas. Dagli atti emergerebbero le prove dell’avvenuta fornitura o cessione della sostanza da parte del medico ma non della vendita e dunque dell’avvenuto incasso di una contropartita in denaro.

Come detto la difesa ha annunciato ricorso in appello. L’avvocato Flavio Moccia conta di ribaltare il verdetto in secondo grado ritenendo che, soprattutto per padre Gottlieb, non vi fossero gli estremi per poter giungere ad una condanna. In realtà è molto probabile che il processo sia stato deciso sulla base delle intercettazioni telefoniche ed ambientali che però la difesa ha più volte contestato anche sotto il profilo formale. Ma la forma nel diritto è anche sostanza. «Sono intercettazioni che noi abbiamo ampiamente contestato – ha commentato l’avvocato Dario Bolognesi, difensore di Ferrari – sia in ordine alla loro legittimità sia sotto il profilo della loro utilizzabilità. Ma le contestiamo anche per i contenuti posto che riteniamo che debbano essere interpretate in modo molto diverso da quanto fatto dalla Procura». Secondo il legale il dottor Ferrari ha seguito per l’atleta Daniel Taschler «una tattica di placebo» con una terapia priva di principi attivi specifici, ma somministrata come se avesse realmente proprietà curative o farmacologiche. «Il dottor Ferrari fece credere a Daniel Taschler quello che non era – ha ricordato l’avvocato Bolognesi – tanto è vero che gli esami di ematocrito dell’atleta risultarono assolutamente inconferenti con l’ipotesi assunzione di farmaci proibiti».

Entro un mese il tribunale depositerà le motivazioni della sentenza.

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