Calcio Serie D

Chimini, il barista che chiude la porta

È il portiere lombardo l’eroe del derby vinto dal Dro sul Levico


di Daniele Loss


TRENTO. Ok il rigore di Amassoka, va bene l’approccio migliore alla partita, ma il successo del Dro nel derby contro il Levico Terme è griffato anche dalle “manone sante” di Stefano Chimini. Minuto 63 della sfida di Oltra: calcio d’angolo dalla sinistra battuto da Baido, “mischione” dantesco in area piccola locale e palla che arriva sui piedi di Pierfrancesco Agosti, difensore di professione ma in quel momento centravanti aggiunto a due passi dalla porta. Il centrale termale calcia di prima intenzione e indirizza la sfera sul secondo palo e qualcuno dalla panchina già vede la sfera in fondo al sacco. Peccato, però (per i termali, ovviamente), che tra i pali ci sia quel “mostro” di Chimini, che vola sulla propria destra e smanaccia.

La domanda è: ma come ha fatto a deviare quel pallone il portiere del Dro? «Istinto e fortuna – racconta divertito il numero uno gialloverde – perché, lo ammetto, il tiro non l’ho mica visto partire. C’erano un sacco di giocatori che ostruivano la mia visuale, ho visto con la coda dell’occhio la postura di Agosti e ho pensato che potesse calciare in porta. Mi sono buttato, la palla era lì e l’ho respinta. Al momento, sono sincero, non ho pensato “che grande parata ho fatto, bravo Stefano!”. Poi tutti mi hanno fatto complimenti, a fine partita me l’hanno ribadito e, allora, sono andato a riguardarmi l’intervento. È stata una bella parata sì, ma soprattutto molto importante perché ci ha permesso di restare in vantaggio e, a conti fatti, ha pesato parecchio sul risultato finale».

Portiere imbattuto, bravo e fortunato, perché al 90’ Pancheri ha sparato alle stelle da pochi passi il cross di Baido. Lì non ci sarebbe mai arrivato. Subito dopo l’abbiamo vista dare una pacca sulla spalla al suo ex compagno.

«Con Andrea ho giocato alla Fersina, ci conosciamo abbastanza bene e mi è venuto spontaneo dargli un buffetto per rincuorarlo perché, da portiere, so cosa significa commettere un errore decisivo. Però, non sono ipocrita, ero e sono contento che abbia sbagliato quel gol».

Dal professionismo e una piazza “nobilissima” quale è Monza al Dro e al calcio come impegno part time: il salto è enorme.

«La mia è stata una scelta di vita. Il calcio ha avuto e ha tutt’ora un ruolo importante, ma non più la priorità. Dallo scorso anno ho preso in gestione il Bar Roma a Tignale e, dunque, la mia vita è decisamente più completa. Convivo con la mia fidanzata Giorgia a Riva del Garda, al mattino lavoro e al pomeriggio mi alleno. E, ogni tanto, la sera rientro a Tignale per fare chiusura».

La giornata tipo?

«Sveglia alle 5.30 a Riva e partenza per Tignale, che dista circa trentacinque minuti. Lavoro sino all’una, poi vado a Oltra per allenarmi e rientro a casa. In estate, quando il lavoro abbondava, salivo a Tignale e rientravo al bar sino all’una di notte. Pesante? Sì certo, ma la mia è stata una scelta e nessuno mi ha obbligato. Quindi non mi lamento, anzi sono molto contento».

Lei è lombardo e conosce il girone: il Dro si salverà?

«Il Dro può farcela. Il raggruppamento è assai tosto, non ci sono squadre già condannate in partenza e nemmeno formazioni imbattibili. Sarà una battaglia: le lombarde sono forti, ma anche il Dro è tostissimo».

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