Checco Moser: «Ignazio poteva fare un altro anno»

Il grande campione il giorno dopo l’addio alle corse del figlio corridore «Rispetto la sua scelta, io gli ho solo detto di pensarci bene prima di decidere»


di Luca Franchini


TRENTO. «Forse avrebbe potuto aspettare ancora un altro anno prima di fermarsi, ma la scelta di Ignazio è stata ponderata e, da padre, la rispetto». Francesco Moser avrebbe forse preferito vedere ancora in sella il 22enne figlio Ignazio, che ieri, attraverso le colonne del “Trentino”, ha ufficializzato il proprio addio al ciclismo agonistico, lui che nelle ultime due stagioni aveva visto la maglia della formazione giovanile Continental della corazzata Bmc Racing, la Bmc Development. Una scelta maturata nel corso dell'estate quella di Ignazio, in parte sofferta ma consapevole e ragionata. «Non posso negarlo - spiega papà Francesco, il corridore italiano più vincente di tutti i tempi - a me sarebbe piaciuto vederlo correre ancora. Non solo, però. Mi sarebbe piaciuto vederlo anche raccogliere risultati. Ignazio ci ha provato, ha corso per due o tre anni tra i dilettanti e ha capito che per lui sarebbe stato difficile conquistare vittorie e piazzamenti di prestigio tra i professionisti. Per come la vedo io, avrebbe potuto correre per un’altra stagione. La squadra (la Bmc, ndr) penso che lo avrebbe tenuto. Da padre, mi sono limitato a dirgli: “pensaci bene e poi prendi la scelta che ritieni più giusta per te”. D’altronde, non si può costringere un ragazzo, in questo caso un figlio, a correre a tutti i costi». Solo un mese fa, Ignazio aveva trionfato nella sesta tappa del Tour de Guadaloupe. Un successo che non è bastato a ridargli i necessari stimoli. «Ha capito che la vita del corridore è una vita difficile - continua Francesco - Inoltre, con la crescita, Ignazio è diventato anche molto pesante fisicamente. Ha provato a perdere peso, ma ben difficilmente è sceso sotto gli 83-84 chili, un grosso limite per quando c’è da affrontare la salita. Penso che abbia fatto le proprie considerazioni e abbia operato una scelta ponderata, sapendo che in bici si sarebbe potuto divertire ma non sarebbe diventato un campione». Da profondo conoscitore della materia, pensa davvero che avrebbe avuto poche chance di ritagliarsi il proprio spazio tra i professionisti? «Ignazio sarebbe stato un corridore buono per un certo tipo di corse, ma un atleta con il suo fisico non deve sgarrare per nulla e in nulla - replica Francesco - Non si possono avere altri grilli per la testa. Chi ha praticato questo sport a un certo livello lo sa: il ciclismo è un mestiere difficile». Un mestiere che Ignazio ha abbandonato, preferendo dedicarsi all'attività di famiglia (le apprezzate Cantine Moser, ndr), non prima però di aver fatto un po' di esperienza all'estero. Suo cugino Moreno - al terzo anno da professionista con la maglia della Cannondale e già vincitore di corse come il Tour de Pologne, la Strade Bianche e il Gp di Francoforte - è invece ancora in sella, anche se reduce da una stagione di fatto priva di acuti. «In questo caso il discorso cambia notevolmente - conclude Francesco – Penso che Moreno debba verificare le proprie condizioni fisiche, perché così non può andare avanti. Il suo rendimento preoccupa un po’, perché ha già fatto grandi corse e dimostrato di avere anche determinati “numeri” e doti, che gli hanno regalato successi importanti. Quando gli chiedo spiegazioni, mi risponde che si sente vuoto, senza forze. A mio modo di vedere, sarebbe meglio che chiudesse qui la stagione 2014 e si concentrasse sulla prossima, cercando di fare una preparazione mirata. Già l’anno scorso, nella seconda parte di stagione, ebbe qualche problema di rendimento: da allora, obiettivamente, non è più riuscito ad esprimersi al meglio». Tornando all'abbandono di Ignazio, abbiamo voluto chiedere un parere anche a Nino Marconi, “padrino” di tutti i talenti maturati alla Montecorona, a partire proprio dalla dinastia dei Moser. «Secondo me Ignazio è dotato di un buon motore – spiega Nino – Un corridore con un fisico come il suo, però, deve essere sempre al 100% della condizione e deve pertanto avere una costanza assoluta nell'allenamento. Per caratteristiche, sarebbe stato un corridore ideale per fare il treno ai velocisti, ma Ignazio non ha il carattere per ricoprire questo ruolo».













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