Calcio: squadra unica, frenata del sindaco

Andreatta sull'ipotesi di fusione fra Trento e Mezzocorona: «Niente soldi dal Comune, per ora solo ruolo garanzia»



TRENTO. Non si tira indietro. Ma di quattrini non vuole sentire parlare. Il management del Mezzocorona, segnatamente il suo presidente Daniele Sontacchi, aspettava la disponibilità del sindaco Alessandro Andreatta. Per cosa? Per investire 200 mila euro nel progetto di squadra unica che dovrebbe fare indossare la stessa maglia a rotaliani e aquilotti: «Di cifre non si faceva cenno nel progetto che mi è stato consegnato. Per ora il Comune offre solo un ruolo di garanzia» dice Andreatta.
Non saranno una doccia gelata, ma certo le parole del primo cittadino non sembrano il miglior propellente per fare decollare un progetto, quello di squadra unica, oramai divenuto una sorta di mito. Il Mezzo già in D ed il Trento sempre in lotta con la classifica ed i conti societari non paiono abbastanza per mettere tutti d'accordo: «Il Comune segue da vicino il momento delicato del calcio trentino. E guarda con favore al progetto di unificazione del Mezzocorona e del Trento. Tuttavia, è bene chiarire da subito però che l'amministrazione comunale in questa fase può avere solo un ruolo di garanzia, che poi significa dare la propria disponibilità a riunire tutti i partner e a favorire il decollo di un progetto imprenditoriale serio, capace di assicurare alla società l'equilibrio economico e l'autosufficienza».
Ma Sontacchi, ed i giornali, da tempo sollecitano Andreatta sul suo coinvolgimento nel progetto. Ora quest'ultimo fa sapere di non volersi tirare indietro, ma di voler circoscrivere e definire il ruolo del Comune che può fare da garante e offrire appoggio, ma non può certo diventare un partner imprenditoriale: «Il progetto che mi è stato consegnato - spiega Andreatta - si diffonde sugli aspetti organizzativi della nuova società, ma non fa alcun accenno al budget, ai partner, a chi si accollerà la gestione delle risorse: dettaglio importantissimo, quest'ultimo, perché sappiamo tutti che se non c'è una buona gestione le risorse si trasformano presto in debiti. Del resto credo che questo nostro approccio interpreti correttamente lo spirito dell'appello sottoscritto lo scorso febbraio da un gruppo di consiglieri comunali, appartenenti a tutti gli schieramenti politici. In quel documento si sottolineava che la politica può fare da facilitatore dei processi, ma non sostituirsi a chi dovrebbe farsi carico di salvare il Trento e risollevarne le sorti: per fare questo serve un imprenditore animato da passione sportiva e da senso civico, intenzionato a costruire una società calcistica capace di organizzare un settore giovanile che sia innanzitutto strumento educativo».
Quindi? Andreatta invita «a fare chiarezza sul destino dell'attuale Calcio Trento e su tutte le situazioni pregresse, magari con un po' più di riservatezza e con meno proclami». Sontacchi, il Mezzo, faranno la D. Sul resto, ancora una volta, nebbia fitta.













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