sanità

In Trentino sono introvabili radiologi e anestesisti

Presentato il programma di sviluppo 2023-2027. I nodi sono costi e personale. E l’aumento di visite richieste



TRENTO. Sono sei i punti cardine del Programma di sviluppo strategico 2023-27, presentato l'altra mattina nella sede dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss). L'Apss punta su una sanità semplice, una sanità partecipata e vicina alla persona, un'azienda sanitaria presente, le cure migliori e una salute responsabile. Il documento, ha spiegato l'assessora provinciale alla salute, Stefania Segnana, è «interno all'azienda sanitaria, ma è stato presentato alla Giunta provinciale la settimana scorsa».

«Ieri - ha aggiunto - abbiamo incontrato i presidenti degli Ordini delle professioni sanitarie per condividerlo e illustrarlo, mentre oggi verrà condiviso con i professionisti della sanità». Quindi un documento interno che fissa obiettivi e modalità per raggiungerli, ma sul quale l’Azienda cerca condivisione, soprattutto da parte di quegli operatori la cui convinta collaborazione è essenziale per poter concretizzare quanto ipotizzato.

«Sappiamo - ha detto nel corso dell’incontro il direttore generale Antonio Ferro, entrando nel merito di uno dei punti centrali individuati - che c'è un 15% della popolazione che “mangia” più dell'80% delle risorse sanitarie. Sarà quindi fondamentale per la tenuta del sistema lavorare bene su queste persone»: sarà la prevenzione, ha spiegato, a giocare un ruolo chiave. Nell’anticipare situazioni complesse che oltre a determinare un peggioramento della qualità della vita del paziente, costituiscono anche il costo più rilevante per il sistema sanitario. È uno dei punti sottolineati nel documento presentato ieri, assieme a quello della “slow medicine”.

Un capitolo, poi, è dedicato all'università. «Stiamo lavorando per le specializzazioni. La prima che partirà, probabilmente, sarà quella di neurologia», ha precisato Ferro a margine della conferenza stampa.

Per quanto riguarda il nuovo polo ospedaliero, il direttore ha rilevato come sia stato creato un gruppo di lavoro per aiutare il commissario. «Confido molto che, essendo stato individuato un nuovo commissario, i tempi si accorcino», ha concluso.

L’incontro è stato anche occasione per tornare sul problema principale di questa fase: la enorme difficoltà di trovare professionisti da immettere nella pianta organica della sanità pubblica. Medici e infermieri in Italia non sono sufficienti. E questo apre in questo momento a a soluzioni senza dubbio non auspicabili, ma inevitabili.

«Ci sarà un periodo tampone nel quale sanità pubblica e privata vanno commisurate», ha spiegato il direttore generale Antonio Ferro. Spiegando così il ruolo che il privato rivestirà nei prossimi «quattro, cinque anni» nella sanità trentina. «Sapete - ha aggiunto - quanto ci siamo adoperati per non dover ricorrere alle cooperative in Trentino - ha detto Ferro - anche se abbiamo previsto questa fattispecie, perché non possiamo chiudere i nostri servizi sanitari. È chiaro che il privato accreditato è comunque un elemento importante per superare certe criticità e mantenere il sistema pubblico, ma qui in Trentino ha un peso minore rispetto al resto d'Italia». Una condizione che certamente non è la migliore guardando al complesso della sanità pubblica, ma la delicatezza del momento non offre alternative. «Molti gettonisti - ha aggiunto Ferro riferendosi ai medici che affiancano il personale in pianta organica su chiamata, per periodi brevi e a volte anche brevissimi - potrebbero arrivarci da pensionamenti di medici che lavorano nel privato accreditato, quindi da persone di qualità». I settori che soffrono di più di carenza di personale, ha aggiunto, sono radiologia, pronto soccorso e anestesia, mentre sulla medicina interna adesso abbiamo dei buoni risultati». Un elemento su cui lavorare, ha detto Ferro, «è l'attrattività nelle professioni sanitarie. Fa ben sperare che il concorso per infermieri aperto quindici giorni fa abbia già visto 300 iscritti. Ci auguriamo che per la chiusura, il 14 aprile, ci siano almeno 400 iscritti».

Quanto alle liste di attesa, la situazione resta critica. «Nei primi mesi del 2022 abbiamo avuto 320.000 richieste, mentre nei primi due mesi del 2023 ne abbiamo avute 360.000», spiega Ferro i termini del problema. «È in atto un'interlocuzione con i nostri professionisti interni, a cui chiediamo uno sforzo aggiuntivo, e con il privato accreditato. Abbiamo un contenitore di circa 15.000 soggetti, e in questo momento le persone che entrano e quelle che escono sono più o meno le stesse. Dobbiamo quindi compiere uno sforzo immane per fare in modo che le persone che si iscrivono alle liste d'attesa abbiano risposte in tempi compatibili», ha precisato Ferro, rilevando come il Trentino sia il territorio «dove si spende meno per la sanità privata». Va da sè che è difficile recuperare il tempo perduto se le nuove richieste aumentano. Costringendo forse a ripensare l’intero sistema - e si torna allo sforzo sulla prevenzione - perché una popolazione che invecchia non esprima inevitabilmente in futuro una necessità di cure sempre maggiore.

 









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