Il Trentino finisce nella “zona gialla” Da lunedì scuole superiori a distanza 

Il nuovo dpcm. Il governatore Fugatti (in isolamento causa contagio Covid) per il momento alza bandiera bianca: «Recepiamo il decreto  ma lavoriamo con Roma perché tenga conto degli investimenti che abbiamo fatto in personale e trasporti e ci lasci l’insegnamento al 50%»


Gianpaolo Tessari


Trento. Solo dopo cena si è saputo che il Trentino è “zona gialla”. Quella, per ora, che prevede minori restrizioni rispetto al decreto di ieri sera del premier Giuseppe Conte. La sorpresa è che lo sia anche, (per il Governo che si basa su dati non aggiornatissimi) anche l’Alto Adige messo già in semi lockdown dal proprio presidente Kompatscher. La laboriosa mappatura che ha fatto slittare di 24 ore l’entrata in vigore delle restrizioni da oggi a domani, non prevede più il termine, considerato fuorviante, “verde” nella divisione del Paese.

Il governatore Maurizio Fugatti (che ieri è risultato positivo al Covid, pur asintomatico, ma ne parliamo a parte) ha dovuto prendere atto suo malgrado che le possibilità di mantenere la scuola in presenza non è prevista nemmeno tra le pieghe dell’ultimo Dpcm, quello che rimarrà valido sino al 3 dicembre. Si proverà a trattare nei giorni prossimi con Roma per una situazione più morbida, un 50% di lezioni in classe e altrettante a casa, ma per ora ci si allinea al resto d’Italia.

Da lunedì dunque, ma il governo vorrebbe che il passaggio fosse già da venerdì, anche tutti gli studenti trentini delle scuole secondarie di secondo grado torneranno a sedersi di fronte a computer e pc nelle loro case. Elementari e medie restano in classe ma tutti con le mascherine nei banchi.

Prima di vedere le reazioni del governatore e dell’assessore all’istruzione Mirko Bisesti, ricordiamo che la zona gialla prevede comunque il cosiddetto coprifuoco che vieta, dalle 22 alle 5, ogni spostamento (salvo comprovati motivi di lavoro e salute: serve l’autocertificazione), la libera circolazione (dalle 5 alle 22) su tutto il territorio provinciale, la capienza dei mezzi pubblici dimezzata (al 50%), la chiusura dei centri commerciali nei week end, oltre a quelle di musei e mostre, lo stop a giochi e bingo in bar e tabaccherie.

Il Trentino inizierà da lunedì, e non da domani come previsto, ad applicare il Dpcm del Governo per quanto riguarda la scuola. Successivamente chiederà una deroga per poter fare il 50%, anziché il 100%, della didattica a distanza alle superiori, con «due o tre gironi in presenza dietro certificazione sanitaria», spiega il presidente della Provincia Maurizio Fugatti.

Che non nasconde la propria perplessità sui tempi con cui decisioni che impattano su 60 milioni di persone vengono prese: «Siamo alle 18. 15 di mercoledì e non sappiamo ancora in che zona siamo classificati. E quindi non ci sentiamo di dire questa sera alle famiglie che da domani la scuola cambia in modo così importante», ha precisato Fugatti.

Le possibilità che la richiesta di una “via trentina” per l’istruzione sia accettata, ha aggiunto l'assessore all'istruzione, Mirko Bisesti, sono minime: «Sappiamo che i margini sono pochissimi. Recepiremo il Dpcm nazionale ma chiediamo al Governo, di concerto con il ministero dell'Istruzione e quello della Salute, più flessibilità sulla didattica a distanza. Chiediamo che non superi il 50%, anche come riconoscimento al lavoro e agli investimenti fatti sulla scuola, con 330 classi create in più e 800 persone in più tra insegnanti e assistenti. Questi sono gli elementi che ci hanno portato a diversificarci dal resto d'Italia. Investimenti reali di cui vorremmo si tenesse conto». L’eventuale modifica di un trasporto pubblico mantenuto più performante rispetto al 50 per cento è legato alla possibilità di mantenere la scuola in presenza per almeno tre giorni alla settimana per ogni classe. Diversamente avrebbe poco senso mettere in strada tutti i bus ed i pullman che garantiscono ogni giorno il trasporto scolastico.

Ma durante il collegamento video di ieri sera con i giornali è stato giocoforza parlare con Fugatti anche della sua positività al Covid. E di un messaggino che gli ha inviato Vittorio Sgarbi: «Sì, per il momento mi sento bene, spero di continuare così. Abbiamo cercato di mettere in atto tutte le contromisure ma ci siamo contagiati nell’ultima seduta di giunta. Ma non appena, lunedì, ci siamo resi conto che un membri dello staff aveva contratto il Covid ci siamo messi noi in isolamento preventivo. Abbiamo fatto bene, si è trattato di un gesto di prudenza ma avevamo registrato però delle polemiche, per il fatto che per questo motivo non si è tenuto il Consiglio provinciale. Avrei voluto vedere che cosa sarebbe successo se fossimo andati in aula positivi... Mi chiedete - ha chiosato Fugatti - se lavoreremo per tenere aperti i musei? Me lo ha chiesto poco fa anche il presidente del Mart, Vittorio Sgarbi, che mi ha fatto anche gli auguri. Vediamo, prima ora c’è la scuola, vogliamo provare a salvarla».









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