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Scuola, stop alle chat di classe e a WhatsApp h24

La proposta dei presidi del Lazio. Costarelli: "I social sono stati preziosissimi in tempo di pandemia. Ma ora serve un limite"



ROMA. "Le chat di classe devo essere usate solo per le emergenze. Altrimenti stravolgono completamente il rapporto che ci deve essere con le famiglie. Non vogliamo abolirle ma regolamentarle". A ribadirlo è Mario Rusconi presidente Anp (Associazione Nazionale Presidi) di Roma che sul Corriere della Sera ha anticipato la notizia della revisione del Codice Deontologico e l'intenzione di emanare un regolamento utile per le scuole di tutta Italia.

"Le chat tra famiglie e insegnanti e tra insegnanti e studenti stanno dilagando - spiega oggi - e stanno creando grossi problemi, una sorta di cortocircuito. Si creano situazioni anomale".

E gli esempi di vita vissuta che cita Rusconi sono tantissimi: " C'è il genitore che dice perché mio figlio ha preso 7 e non 8?" oppure "perché avete spiegato con due mesi di ritardo la perifrastica passiva?" ed ancora: "perché aveva cambiato posto a mio figlio che prima stava vicino a Stefano e ora è accanto a Piero?".

"Prima di essere preside - racconta Rusconi - sono stato insegnante di latino e greco e purtroppo questo tipo di cose capitano. Non siamo abolizionisti, siamo semplicemente delle persone che vogliono una regolamentazione che non faccia scadere le chat in una sorta di continuo ping pong aggressivo da parte degli uni o degli altri. Questo va assolutamente evitato".

Le chat di classe secondo il presidente devono essere adoperate "in via solamente emergenziale quando succedono dei fatti molto gravi: all'improvviso la sera precedente alla partenza all'aeroporto una gita viene sospesa. Normalmente si adopera il registro elettronico, spesso però i genitori la sera non lo vedono.

Invece mandare una comunicazione su chat viene vista immediatamente, ma deve essere limitata proprio ai casi di emergenza: il ragazzo sta male, una classe ha avuto un incidente e cosi' via".

“Whatsapp è uno strumento molto comodo, ma proprio per questo favorisce una comunicazione fin troppo libera, bisogna frenare questo canale di comunicazione e limitare questo strumento” ha spiegato Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio all’agenzia di stampa Dire

"Non diciamo di chiudere Whatsapp, assolutamente, o i social, ma di fare attenzione a come si utilizzano. Ora siamo tornati a una forma scolastica tradizionale e non c’è' più' bisogno di Whatsapp per qualcosa che e' stato magari già' detto in classe", spiega ancora Cristina Costarelli.

La proposta dei presidi del Lazio: "Stop alle chat di classe e all'uso di Whatsapp h24"

Costarelli: "I social sono stati preziosissimi in tempo di pandemia. Ma ora serve un limite"

Un esempio di regolamento sull’utilizzo delle applicazioni di messaggistica è questo: postare solo messaggi attinenti alla scuola e all’attività didattica, osservare il diritto alla disconnessione (contatti fino alle 19:00, dal lunedì al venerdì, salvo comunicazioni urgenti da parte del dirigente o delegati/collaboratori), limitare il numero di post, evitare post e commenti su eventi specifici avvenuti all’interno dell’Istituzione scolastica, utilizzare un linguaggio semplice, chiaro e che non dia spazio a fraintendimenti, evitare conversazioni che manchino di rispetto o siano ambigue nei confronti degli altri membri del gruppo o di persone assenti













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