Un'italiana a caccia di acqua sulle lune di Giove



Dopo aver partecipato allascoperta del lago sotterraneo al Polo Sud di Martenel 2018, l'italiana Elena Pettinelli dell'Università Roma Tre è pronta a iniziare una nuova avventura: andràa caccia dell'acqua sulle lune di Giove. Lo ha annunciato a Vienna la stessa ricercatrice, intervenendo all'assemblea generale dell'Unione Europea delle Geoscienze (Egu).

Come è accaduto per la scoperta di acqua liquida nel sottosuolo di Marte, anche per la ricerca dell'acqua sulle lune di Giove saranno utilizzatiradar in grado di penetrare gli strati esterni ghiacciati che si trovano sulla superficie. Sono radar di nuova generazione, installati sia sulla sondaJuice, lanciata nel 2023 dall'Agenzia Spaziale Europea e diretta alle luneEuropa,GanimedeeCallisto, sia sulla sondaEuropa Clipperdella Nasa, diretta anche questa su Europa e il cui lancio è previsto nell'ottobre 2024.

"Più è salino il ghiaccio, più le onde radio saranno attenuate, quindi se la crosta ghiacciata è molto salina si riesce a rilevare la presenza di acqua fino a poco più di un chilometro di profondità", dice Pettinelli all'ANSA. "Se invece il ghiaccio è molto pulito, il segnale è in grado di penetrare meglio e può individuare acqua anche a diversi chilometri di profondità. Dunque - aggiunge - rilevare gli oceani nascosti è difficile, ma si può captare la risalita dell'acqua in strati più superficiali".

Il Sistema Solare è sicuramente più ricco d'acqua di quanto si pensasse fino a poco tempo fa e l'ultima dimostrazione arriva da Mimas, la piccola luna di Saturno, dove a febbraio di quest'anno è stata confermata la presenza di un oceano nascosto a 20-30 chilometri sotto la superficie ghiacciata. "Oltre alle lune di Giove e Saturno - prosegue Pettinelli - ci sono diversiasteroidi che potebbero contenere acqua liquida, e questo è sorprendente".

Un radar come quello della sonda Juice potrà aiutare a comprendere meglio ancheVenere, un corpo celeste molto diverso dai satelliti ghiacciati dei giganti Giove e Saturno, grazie alla missione Envision dell'Esa, approvata formalmente all'inizio di quest'anno per essere lanciata nel 2031. "Su Venere abbiamo il problema opposto a quello delle lune ghiacciate: le sue rocce caldissime, dalla temperatura superiore a 400 gradi, rendono difficoltosa la penetrazione del segnale radio. Dunque si tratta di una sfida molto più complessa. In quel caso, il radar non servirà a cercare la presenza di acqua, ma forse - conclude - potrà aiutare capire come mai Venere ne è ora privo".









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