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Incidente sulla Gardesana, assicurazione condannata a pagare 105 mila euro

La Corte d’appello di Trento dà ragione a un uomo di Comano: l’infortunio alla mano subito 5 anni prima non ha concausato lo schianto



LAGO DI GARDA. Nessun collegamento tra i due incidenti, o meglio: l’omissione dell’infortunio a un dito della mano (5 anni prima) è dipesa da un questionario approssimativo fornito dalla compagnia assicurativa, che in appello è stata condannata a pagare un indennizzo di 105 mila euro a un 46 enne di Comano per i danni fisici subiti in un incidente del 2016 sulla Gardesana.

L’incidente accadde verso la mezzanotte del 1° settembre 2016. L’uomo mentre era alla guida del proprio motociclo e percorreva la statale della Gardesana, perse il controllo del mezzo e si schiantò prima contro il guardrail e poi contro la parete rocciosa riportando gravi lesioni su quasi tutto il corpo,con fratture esposte alle gambe e al bacino.

Nella ricostruzione di quanto accaduto è risultata fondamentale la perizia medico-legale disposta dal giudice per accertare l’entità delle lesioni subite e per stabilire se l'infortunio alla mano subito dall’uomo nel 2011 potesse avere in qualche modo “concausato” il sinistro del 2016 (come riteneva l’assicurazione), ad esempio influendo negativamente sulla capacità di guida del soggetto.

Il processo - fa sapere Giesse Risarcimento Danni, a cui il 46enne si è rivolto dopo la sentenza a lui sfavorevole del tribunale di Rovereto – si era reso necessario dopo che l’assicurazione aveva negato il pagamento dell’indennità lamentando che, al momento della sottoscrizione del contratto assicurativo, l’uomo avesse omesso di dichiarare l’ infortunio del 2011 a un dito della mano.

Il Tribunale di Rovereto, in primo grado, aveva rigettato la domanda presentata dal 46enne, a motivo appunto della sua omessa dichiarazione relativa al precedente infortunio patito ma, in secondo grado, la Corte d’Appello di Trento, ribaltando completamente la decisione del tribunale, ha condannato la compagnia al pagamento dell’indennizzo. 

«La sentenza della Corte d’Appello è davvero emblematica e soddisfacente - sottolinea Maurizio Cibien, responsabile della sede di Giesse Risarcimento Danni a Trento – La perizia medico-legale ha stabilito una funzionalità pressoché completa a carico del pollice sinistro a suo tempo lesionato e ha aggiunto che il questionario anamnestico della compagnia faceva riferimento, in modo confuso, ai più disparati eventi che possono incidere sulla validità di una persona, creando così incertezze nel cliente in ordine a quali notizie ritenere importanti e, quindi, da riferire». Per la Corte di Appello, continua Cibien, «il danneggiato ha ritenuto, senza colpa, che l’infortunio subito al dito della mano sinistra, quantificato all’epoca con l’esigua invalidità del 3%, non fosse così importante da essere riportato nel questionario, tanto che l’assicurazione è stata condannata a indennizzare l’uomo».

Dovrà pagare oltre 105mila euro, le spese legali e rimborsare le spese per le consulenze tecniche, per un totale di circa 30mila euro.













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