Lago di Garda

Il coregone entra in Senato

La questione della mancata autorizzazione al ripopolamento del pesce di lago assume una valenza politica con l’intervento del senatore di FI Adriano Paroli che ha interessato i ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e delle Foreste


Daniele Peretti


Lago di Garda. La questione della mancata autorizzazione al ripopolamento del Coregone assume una valenza politica con l’intervento del senatore di Forza Italia Adriano Paroli che ha interessato i ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dell’Agricoltura; della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Paroli dà così voce ai 38 pescatori professionisti della costa bresciana, alla sessantina di quella veronese e all’unico trentino che ancor oggi vive di pesca. Limitare la sopravvivenza del coregone alla sola riproduzione naturale nel medio periodo mette a rischio il mondo della pesca professionistica gardesana, ma il decreto governativo approvato il 2 aprile vieta, limitatamente al Lago di Garda,” l’immissione e qualsiasi azione di introduzione, reintroduzione e ripopolamento di esemplari di specie e di popolazioni non autoctone”. Adriano Paroli: “ E’ un tema di cui mi voglio fare portavoce perché credo sia giusto ascoltare il territorio quando le istanze sono motivate come in questo caso. Parliamo di una specie ittica che viene immessa nel Garda da 150 anni che ormai è diventata un patrimonio faunistico ambientale, con un indotto economico che dà lavoro a migliaia di famiglie. La via interrogazione va nella direzione di riconoscere come autoctono il coregone e di procedere l’immissione annuale delle uova, attuata con rigore scientifico, salvaguardando al contempo l’ecosistema gardesano e l’economia dei pescatori professionisti”.













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