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Rottura alle Rurali: “Otto giorni di sciopero”

Non c'è l'accordo sull'integrativo, i sindacati annunciano l’astensione dal lavoro per tremila lavoratori. Protesta senza precedenti per il credito cooperativo



TRENTO. È rottura tra la Federazione Trentina della Cooperazione e i sindacati dopo le disdette unilaterali dei contratti di secondo livello per l’intero personale dipendente delle casse rurali e degli enti collegati.

L’incontro di ieri - denunciano i sindacati - ha fatto registrare la chiusura da parte della delegazione datoriale che, per voce del responsabile delle relazioni sindacali Michele Odorizzi e a seguito di un nuovo approfondimento con le strutture nazionali compiuto a Roma nella giornata di martedì, si è detta indisponibile alla sospensione temporanea della esecutività della disdetta unilaterale, richiesta dalle organizzazioni dei lavoratori nell’incontro di venerdì 7 gennaio. Fabi, Fisac Cgil, Fiba Cisl e Uilca hanno quindi “confermato le proprie azioni di sciopero per 4 + 4 giornate intere (26, 27, 29 e 30 gennaio - 16,17,19 e 20 febbraio) e lo stato di agitazione con astensione da ogni prestazione straordinaria”, si legge in una nota congiunta. “Sono inoltre già state avviate assemblee capillari con i lavoratori interessati (in tutto 32 assemblee nelle diverse realtà aziendali, iniziate già nella giornata di lunedì 12 e fino a venerdì 23), ed è in corso una iniziativa di raccolta di firme organizzata direttamente dai lavoratori per una lettera di sensibilizzazione e viva protesta nei confronti dei rispettivi CdA che – alla fine - dovranno in ogni caso ratificare la scellerata iniziativa romana e della Federazione trentina”.

«Le sole motivazioni della chiusura sono che c’è una linea nazionale da seguire pedissequamente», dice Domenico Mazzucchi della Fabi. «La nostra non è una azione di forza ma di protesta e di difesa verso un comportamento insensato e non giustificato. Noi abbiamo un patrimonio, anche in senso di appartenenza, che questo atto mette fuori gioco. Non abbiamo mai scioperato in passato e nemmeno proclamato un giorno di sciopero. La Federazione si fa male da sola: il rischio è che la governance venga portata in sede romana e si vada verso una perdita di autogestione delle nostre cooperative di credito».

Nella nota si parla di “stupore e lo sconcerto” dei sindacati di fronte a una decisione che, “nell’attuale difficile congiuntura, impedisce che con tempestività e efficacia in sede locale si avvii un lavoro condiviso di supporto e di rilancio dell’intero sistema del credito cooperativo trentino”.

Attraverso la revoca del contratto di lavoro provinciale - si legge ancora - la Federazione di Trento “ha dimostrato infine un dispregio inopinato nei confronti del ruolo, dell’impegno e del senso di responsabilità di tutti i suoi 3.000 collaboratori”. I sindacati si dicono certi “che la risposta dei lavoratori sarà massiccia” e invitano la politica a “farsi carico in termini complessivi e più generali dei pesanti riflessi della vicenda”.













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