Riforma Bcc, Cassa centrale fa quadrato

Mercoledì in Borsa l’annuncio della nascita della holding. Soci dal Piemonte alla Sicilia e patrimonio sino ad un miliardo


di Roberto Colletti


TRENTO. Mercoledì prossimo a Milano, alle 11.30 nella sala stampa della Borsa, sarà annunciata la nascita della holding bancaria delle Casse Rurali e delle Bcc che fanno capo a Cassa Centrale del Nord Est. Decisioni degli organi, autorizzazioni e passaggi formali sono pressoché perfezionati, fanno sapere i vertici di via Segantini, la nuova banca può considerarsi già costituita.

Casse Rurali trentine e buona parte delle banche cooperative del Veneto e del Friuli hanno rotto gli indugi. Nell'attesa di conoscere le direttive della riforma di settore annunciata dal governo in gennaio e poco disponibili ad accettare come naturale ed inevitabile la confluenza delle 379 banche cooperative italiane sotto il controllo della centrale Iccrea, hanno compiuto il passo per costituire una realtà autonoma e consolidata, in grado di rappresentare i propri progetti ed interessi quando la discussione sulla riforma entrerà nel vivo.

L'accelerazione non è una sorpresa. In maggio, nell'assemblea che ha chiuso il bilancio record di Cassa Centrale – utile 19 milioni, 247 milioni il patrimonio a fine 2014 -, il presidente Giorgio Fracalossi lo aveva annunciato calcando i toni: “Entro l'anno il gruppo Nord Est Holding sarà operativo”, raccogliendo gli applausi dei soci e l'adesione “convinta” del presidente di Federcasse veneta, Ilario Novella.

Da allora ad oggi il tema ha navigato nell'indeterminatezza dell'annunciata riforma governativa e nelle raccomandazioni distribuite in ogni occasione utile dal presidente di Federcasse. Paventando la “balcanizzazione” delle banche cooperative, Alessandro Azzi sconsiglia la costituzione di holding territoriali (salvo l'eccezione per le Raiffaisen altoatesine che “faranno da sé”) e raccomanda la creazione di un'unica capogruppo senza indicarne l'identità, anche se tutti poi intendono che si tratti di Iccrea. Prospettiva non sempre apprezzata, come recentemente esplicitato anche da Federlus, la federazione che associa le Bcc di Lazio, Umbria e Sardegna.

E' in questo quadro che Cassa Centrale rompe il clima di melassa che spesso caratterizza i processi cooperativi. “È una decisione prodromica” fanno sempre sapere da via Segantini. Devono esserselo cercato e pesato l'aggettivo, per dire che non è proprio una dichiarazione d'indipendenza (l' “unità del movimento”, per carità, non si tocca) e comunicando che, intanto, consolidano mercati, sistemi informatici, servizi e patrimoni costruiti in una decina d'anni di lavoro e di alleanze che, se in Italia comprendono Bcc dal Piemonte alla Sicilia, si sono spinte fino al gruppo coop tedesco Dz Bank. Ora, così disposti in formazione di quadrato, sono pronti a discutere con tutti di riforma delle Bcc. Con un particolare in più: la holding non si chiamerà più del “Nord Est”, ma Gruppo Cassa Centrale Banca, per segnalare che ambizioni ed orizzonti ormai sono ben più ampi. Tuttavia la mossa, si precisa, non va interpretata come una dichiarazione d'indipendenza. E' piuttosto uno schierarsi, in attesa di conoscere le regole del gioco (in sostanza: saranno uno o più i gruppi bancari cooperativi?) che saranno stabiliti da Palazzo Chigi e Palazzo Koch. Una holding prodromica, appunto. Come dire: cari amici di Federcasse queste sono le nostre carte, vediamo le vostre.

Gli aspetti operativi del piano si conosceranno nel dettaglio mercoledì. Ma anche in questo caso non sono mancate le anticipazioni. Cassa Centrale e le banche associate sono in grado di dare vita ad un polo bancario costituito da un'ottantina di istituti, cui affiancare le software house Phoenix ed Ibt, molto competitive nel mondo dell'informatica bancaria coop, nonché la rete di Assicura ed in prospettiva anche Mediocredito Trentino Alto Adige. Un soggetto con un patrimonio stimabile attorno a 500 milioni di euro, in grado di rafforzarsi con l'emissione di azioni offerte anche a capitali esterni, come si usa dire, “non impazienti” , fino ad un miliardo di euro.

Obiettivi ancora ipotetici, ma pianificati e praticabili. E la conferenza stampa di mercoledì è un concreto ed ufficiale mostrare le carte (i muscoli?) in un gioco che condizionerà il futuro del credito cooperativo. Compreso, è naturale, quello trentino.













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