TRENTO

«Il Prosecco batte le nostre bollicine perché è emozione»

La sconfitta dei nostri spumanti nell’export, parla Scienza: «Il modello veneto punta ai giovani. E sfonderà ancora. Il Trentino deve fare un investimento per interpretare le nuove esigenze dei consumatori»


di Carlo Bridi


TRENTO. Dallo studio sull’export nel Nord Est realizzato da Intesa Sanpaolo emergono fra i molti dati anche quelli dell’export dei vini fermi e delle bollicine. Fra questi svetta il Prosecco di Conegliano – Valdobbiadene, mentre secondo lo studio “a soffrire sono i vini rossi e le bollicine di Trento, mentre per i vini del Friuli l’export del 2016 è aumentato del 6,3%”.

Abbiamo cercato di capire le ragioni che possono aver portato i consumatori ad orientarsi sempre di più su un prodotto nuovo come può essere il Prosecco, interpellando uno dei più grandi studiosi italiani del comparto vino ossia il professor Attilio Scienza. Molto articolato il suo ragionamento: «Dobbiamo partire da un’analisi di tipo antropologico se vogliamo riuscire a capire questo cambio delle abitudini dei consumatori» afferma il professore. «Il modello del Prosecco ha colto una esigenza nuova particolarmente nei giovani, che sono fondamentali per tracciare le nuove mode. Il giovane, vuole bere una bevanda non troppo impegnativa, un vino facile, a basso grado alcoolico, che si lascia bere in amicizia, in compagnia».

Poi c’è la capacità nell’aggressione dei nuovi mercati, dove il passaggio dalle altre bevande leggere al vino avviene molto più facilmente se il vino che si beve è semplice, non impegnativo, più somigliante a una bevanda sempre consumata. «Oggi - precisa il professore - siamo a 450 milioni di bottiglie di Prosecco, venduto in larga parte all’esportazione, ma con l’ampliamento dei mercati che sicuramente avverrà, andremo ad un consumo oltre il miliardo di bottiglie, raddoppiando nell’arco di pochi anni. È un fenomeno ormai talmente diffuso che non è necessario che faccia pubblicità, i giovani ormai lo vedono come la loro bevanda preferita». Da studioso anche della storia del passato Scienza vede il fenomeno Prosecco come il Malvasia nel Medio Evo: «Oggi chi beve Prosecco è il giovane che vuole fare festa, i produttori del Prosecco hanno avuto l’intuizione di cogliere una moda e di cavalcarla. Ma vi sono altre ragioni: il Trento doc si consuma tradizionalmente nelle ricorrenze, quello che cercano i giovani è un vino facile di bassa gradazione frizzante che si può bere in ogni occasione, inoltre il vino in generale non si consuma più a tavola questa è un’abitudine passata».

E le prospettive? «Quelli che faranno moda saranno sempre i giovani e per loro il Prosecco va benissimo, perché anche se lo vogliono sempre più secco, e i produttori sono corsi ai ripari togliendo con la tecnologia quella vena di amaro che rimane per quello prodotto in pianura, anche in Franciacorta, vi sono produttori che si stanno adeguando ai nuovi gusti». Chiediamo quale consiglio si sente di dare ai produttori del Trento doc: «Premesso che non è un discorso di qualità perché i trentini fanno un ottimo prodotto, credo sia solamente un discorso di comunicazione, la scelta del Trento doc o del Prosecco è una scelta emotiva. Certo è che i trentini hanno risorse per investire per fare cose nuove interpretando le esigenze dei consumatori, per questo è necessario un grosso impegno sul fronte della ricerca che porti ad interpretare le esigenze del consumatore».

Secondo Francesco Spagnolli già dirigente della Fem e piccolo produttore di Trento doc, le cose in Trentino non vanno male, anzi, in pochi anni siamo passati da 36 a 46 produttori, il problema è quello del rapporto prezzo qualità probabilmente è questo che invoglia la scelta del Prosecco che fra l’altro è stato classificato dall’Ue vitigno aromatico con una normativa diversa dal Trento doc.

Ma cosa rispondono i produttori allo studio Intesa Sanpaolo? Per il presidente dell’Istituto Enrico Zanoni i dati reali sono diversi, in 2 anni il Trento doc è aumentato di oltre un milione di bottiglie, l’export è stabile sul 20%, abbiamo perso qualche punto a livello europeo ma lo abbiamo recuperato negli Usa. Nel 2016 il volume è aumentato del 10%, il fatturato del 13, le bottiglie vendute sono 8 milioni di cui 1.6 milioni all’estero, con un’ottima performance di millesimati e riserve che sono aumentai nell’export del 16%.













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