Il 2013? Un anno davvero «nerissimo»

Impietosi i dati sul Trentino: dal manifatturiero all’edilizia e al turismo è un fiorire di segni meno. Speranze dall’export


di Pierluigi Depentori


TRENTO. Per qualcuno si è arrivati al classico “fondo del barile”, per altri invece si intravede una “luce in fondo al tunnel”. Ma bando alle metafore, la situazione dell’economia trentina è giunta ad un livello di preoccupazione che non si era mai toccato in passato. A sancirlo è la Banca d’Italia, nel suo Rapporto sulle economie regionali che ha messo sotto la luce d’ingrandimento il Trentino. E la prima frase dello studio rivela la situazione attuale senza tanti giri di parole: «La fase congiunturale sfavorevole che aveva caratterizzato il 2012 si è estesa alla prima metà dell’anno». Lungo l’elenco dei settori in difficoltà: l’industria manifatturiera, il settore delle costruzioni che sta precipitando ormai da lunghissimo tempo, ma anche il turismo, a causa di un “flusso nazionale” che continua a calare. Il risultato di queste difficoltà? L’aumento della disoccupazione, la contrazione del credito erogato alle imprese e il conseguente aumento di ristrutturazioni e consolidamento delle posizioni debitorie, in un vortice negativo che sembra avere subito una nuova accelerazione.

Tutto nero, dunque? Non è proprio così, perché nonostante i numerosissimi segni meno presenti nelle ventinove pagine del Rapporto di Bankitalia, ecco spuntare un’altra frase dal sapore tecnicistico ma efficace: «Il quadro complessivo appare in via di stabilizzazione». Frutto dell’export che ha ripreso a macinare, soprattutto nel manifatturiero, con un incremento vicino alla doppia cifra per le esportazioni verso il Regno Unito, e ad un nuovo balzo dei contratti in essere con i paesi del Nord America e dell’Asia, vero motore (seppure ancora con numeri esigui) della tendenza dell’export trentino.

Preoccupa non poco il nuovo calo delle presenze turistiche in Trentino, tanto che nel periodo invernale la durata media del soggiorno è ormai scesa sotto la soglia dei quattro giorni: insomma, un “weekendino” e via (per chi se lo può ancora permettere) che non basta certo per poter garantire un sorriso ai numerossimi albergatori trentini.













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