giovani agricoltori

Giovanni Frapporti, un giovane che punta sui vitigni antichi

E’ l’erede di una dinastia di viticoltori che ad Isera ha una storia iniziata nel 1600


di Carlo Bridi


FOLASO DI ISERA. La bella storia di questa settimana è quella di un giovane che ha avuto la fortuna di farsi una preparazione eccezionale prima di dedicarsi a tempo pieno all’attività agricola. Parliamo di Giovanni Frapporti, 30 anni, di Folaso di Isera che dopo aver conseguito il diploma di viti-enologia alla Fondazione Mach ha conseguito la laurea in viti-enologia all’Università di Udine. Quindi lunghi periodi di esperienza in California ed in Argentina dove ha potuto conoscere realtà vitivinicole molto diverse dalle nostre, ma anche farsi delle idee chiari sulla direzione nella quale secondo lui si deve muovere la nostra viticoltura in Vallagarina. La fortuna è quella di aver avuto un papà come Marco di larghe vedute e grandi capacità organizzative che le ha permesso di inserirsi in un’azienda all’avanguardia. Tant’è vero che nell’arco dei 10 anni dalla istituzione del concorso originale della “Vigna Eccellente”, l’azienda di famiglia è arrivata per due volta prima per due volte seconda e per una volta terza.

In totale l’azienda è di 10 ettari, ma quella intestata a Giovanni è un ettaro, ed è quella dalla quale trae i prodotti per avviare la sua piccola cantina per l’incantinamento, lavorazione e vendita diretta. Questa parte è libera in quanto il socio della Cantina di Isera è papà. "Fra l’altro la nostra famiglia – ricorda Frapporti - è una delle socie fondatrici della Cantina di Isera, la più piccola fra le cantine sociali che però sa valorizzare bene il prodotto. Ma la nostra è anche un’azienda storica che secondo i documenti trovati, si occupa di vigne dal 1689 ed è custode della biodiversità”.

"Ho ottenuto il premio d’insediamento – continua il giovane – che mi è servito per acquistare il macchinario per il diserbo meccanico eliminando così quello chimico, ma anche per comperare le prime botti per la mia cantina ricavata nella vecchia casa di abitazione”.

Giovanni è arrivato in azienda con idee molto chiare su ciò che secondo lui dovrebbe essere la Vallagarina vitienologica. La prima è quella che manca un vino di territorio come il Teroldego in Rotaliana, ma anche molti altri vini che ho visto in giro per il mondo. “Abbiamo abbandonato troppo in fretta le vecchie varietà dell’Enantio e della Casetta, vitigni tipici assieme al Marzemino, della nostra valle per buttarci oltre che sul nostro classico Marzemino, per lo Chardonnay, il Pinot Nero e il Muller Thurgau”, afferma il dottore in vitienologia.

E’ convinto che i vitigni antichi possono dare ancora una tipicità nel riconoscimento alla nostra valle e cerca di dimostrarlo con l’esempio. Quattro anni orsono ha cominciato a mettere a dimora nelle zone vocate i vecchi cloni di Enantio e di Casetta. L’anno scorso ha messo in bottiglia la prima vendemmia un brend che ora sta maturando dopo aver trascorso un lungo periodo o in botte di legno o nei vasi di terracotta.

“Sono due i tipi di vino che sto lanciando” afferma. “Il primo è fatto con il 70% di Marzemino ed il 30% della Casetta ed Enantio, il secondo 70% di queste varietà autoctone e il 30% di Marzemino. Lo ho imbottigliato senza filtrarlo come si faceva una volta, ma non solo, essendo una piccola produzione e non avendo i soldi per comperare una diraspatrice per ora la diraspatura viene fatta a mano. Si tratta di 2400 bottiglie in totale più 1000 di Trentodoc che saranno messe in vendita come riserva dopo 4 anni”. Il giovane spera che altri viticoltori della Vallagarina seguano il suo esempio, anche perché parlare di queste varietà antiche vuol dire parlare di varietà molto resistenti, hanno infatti bisogno di pochi trattamenti. Inoltre hanno una vendemmia tardiva, l’Enantio lo vendemmierà a fine settimana prossima.

Giovanni è convinto che sia innanzi tutto fondamentale che ogni vitigno vada messo a dimora nella zona ad esso vocata. “Noi - afferma – visto che l’azienda è molto spezzettata, abbiamo dei terreni che vanno dei 280 metri di Isera ai 750 sopra Patone: per ogni altitudine abbiamo messo la varietà più vocata. In cima abbiamoilo Chardonnay che abbiamo usato come base spumante e imbottigliato in purezza. Dobbiamo vedere il vino in termini di territorio più che in termini varietali” insiste. Poi il Muller Thurgau e solo sotto il Marzemino e le vecchie varietà.

Fra i progetti futuri quello di sviluppare la produzione di Trentodoc, da vendere direttamente in azienda. “Io – sottolinea Giovanni – credo moltissimo nell’incontro fra enoturisti e produttori, ci serve per dare una immagine completa del nostro territorio del nostro lavoro, della professionalità profusa e delle difficoltà riscontrate.” Una grande sensibilità ambientale: prova ne sia che il diserbo è solo meccanico e i trattamenti solo con rame e zolfo. “Non sono certificato biologico per la pesantezza della burocrazia, ma di fatto la difesa è pari al biologico”.

Frapporti è impegnato nel consiglio del Consorzio Irriguo locale e il suo hobby è quello della musica. "A Isera, conclude, c’è un bel gruppo di giovani imprenditori a fra di noi c’è una bella intesa”. Sentimentalmente è legato con Valeria con la quale da 2 anni convive felicemente.













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