Agricoltura

«Frutticoltura, per il cliente finale prezzi folli ma per i produttori guadagni in netto calo»

La denuncia di Remo Paterno, presidente di Cio: «Alcuni produttori sono costretti addirittura a svendere le loro stesse proprietà immobiliari per ripianare le perdite»



TRENTO. Il presidente dell’organizzazione dei produttori C.I.O. Remo Paterno si aggiunge ai tanti appelli per un pronto intervento a sostegno del settore primario e della frutticoltura di ben quattro regioni e province italiane.

C.I.O. infatti ha la propria base sociale oltre che in Trentino, in provincia di Bolzano, in Veneto in Friuli Venezia Giulia e in Emilia Romagna.

Remo Paterno, nella sua veste di componente del Consiglio di Amministrazione dell’Unione Nazionale dell’Ortofrutta, rivolge un accorato appello al presidente della stessa per un’immediata iniziativa a sostegno del settore. C.I.O. è una significativa realtà perché con i suoi 13 consorzi associati nell’ultimo esercizio ha superato il fatturato di 68 milioni di euro.  

L’appello è stato esteso anche alle autorità provinciali e Paterno sollecita una pronta risposta.

«Preoccupa innanzi tutto dover constatare che nonostante la limitata produzione del 2021 conseguente alle avverse condizioni metereologiche, che facevano presagire quanto meno un favorevole andamento del mercato delle mele, si è dimostrata una mera illusione. Si è invece assistito ad un vertiginoso aumento dei prezzi per il cliente finale, mentre nel contempo emerge inesorabile la diminuzione dei consumi ed ancor più inesorabile è la contrazione dei realizzi riconosciuti al produttore, nel contempo tutti i costi di produzione subiscono un vertiginoso aumento».

«Questo vale sia per le aziende dei nostri associati che per i rispettivi organi associativi, esempi emblematici i costi della forza motrice, dell’acquisto dei materiali necessari alla produzione, al confezionamento e al condizionamento».

«Non da ultimo», sottolinea Paterno, «l’aumento dei costi di trasporto per i quali esistono addirittura serie difficoltà di reperimento», e fa l’esempio dei container per il trasporto merci con destinazioni più lontane nelle più disparate aree del mondo «dove esiste un interessante domanda delle nostre mele. Ebbene il costo dei container è schizzato in alto, ma non solo: nessuno è in grado di dirti quando ti verrà consegnato».

«Tali difficoltà sono aggravate dalla pressoché totale impossibilità di accesso al credito sia per le aziende produttrici, che per i loro consorzi per l’assegnazione di prestiti da parte degli istituti bancari, crediti indispensabili per lo sviluppo aziendale conseguente, ma anche per le urgenti necessità che spuntano a breve termine pur fornendo adeguate garanzie patrimoniali».

Inoltre da parte di singole aziende frutticole, vi è la preoccupazione di fondo sull’imprevedibilità dei costi di approvvigionamento delle scorte agrarie necessarie all’avvio della ormai prossima campagna produttiva, al punto tale che per molteplici prodotti incorre il pericolo della loro irreperibilità in tempi utili.

«La precaria situazione», azzarda Paterno, «porta alla conseguente precarietà in particolare per le stesse aziende frutticole che essendo in gravi difficoltà si vedono costrette spesse volte a procedere alla svendita delle loro stesse proprietà immobiliari per poter soddisfare alle pendenze debitorie realizzando valori in preoccupante costante decrescita, tant’è vero che molte entità ortofrutticole provvedono preventivamente all’estirpazione degli impianti frutticoli, in quanto il nudo terreno riscontra spesso un interesse commerciale maggiore che un frutteto di pregio».

In conclusione Paterno esprime un preoccupante grido d’allarme a salvaguardia innanzi tutto delle stesse aziende agricole e della loro stessa sopravvivenza. C.B.













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