Fondo sovrano, arrivano 500 milioni per le imprese

Sarà alimentato da risorse pubbliche, investitori istituzionali privati e Laborfonds Nessun settore sarà escluso, ma i piani industriali dovranno essere vagliati da Sgr


di Roberto Colletti


TRENTO. Il progetto dev'essergli proprio piaciuto, tanto che non ha resistito alla tentazione di annunciarlo. Così Lorenzo Dellai l'altro ieri dopo aver prospettato a imprenditori e sindacati i tagli alla spesa pubblica, ha voluto concludere l'incontro con una nota positiva: il varo del “fondo strategico” con una dotazione di tutto rispetto, almeno 500 milioni di euro. Obiettivo? Indirizzare le risorse finanziarie su progetti di rilievo, capaci di innescare a loro volta processi di crescita. Di più non ha aggiunto, “ci stanno lavorando” ha detto.

Ma l'idea c'è e sta prendendo forma dopo i tentativi, sinora senza esito, di chiamare a raccolta soggetti pubblici e privati per costituire una “finanziaria” a sostegno dello sviluppo regionale. Preso atto della reticenza privata di mettere mano al portafoglio, stavolta si cambia prospettiva: non più private equity, bensì un fondo comune d'investimento obbligazionario. Il progetto è nato dalla testa di Laborfonds, il fondo previdenziale più volte chiamato in causa perché investisse parte della sua liquidità – notevole: 1,4 miliardi di euro – in iniziative regionali, sollecitazione però che tendeva ad ignorare i limiti posti dalla legge agli investimenti dei fondi pensionistici. Ma le regole stringenti da una parte e, dall'altra, la volontà espressa al momento dell'insediamento da presidente Antonello Briosi - “Troveremo il modo di utilizzare le risorse per lo sviluppo della nostra economia” - hanno prodotto un'idea nuova la cui percorribilità si sta verificando in questi giorni.

Lo strumento è un Fondo comune alimentato da risorse pubbliche (le Province di Trento e Bolzano, Pensplan, per esempio), da investitori istituzionali privati (sempre per esempio: Isa, Fondazione Caritro, Finanziaria Trentina... ) e da Laborfonds. Provvista ipotizzata 500 milioni di euro, cifra consistente ma proporzionata sia agli obiettivi, sia ai sottoscrittori: il 20% dei 1.400 milioni della disponibilità di Laborfonds (conto del tutto astratto, ma è quanto la legge consente agli investimenti “locali” dei fondi pensione), da soli “valgono” 220 milioni. Il rendimento del Fondo – chi investe vorrà una retribuzione – dovrà essere almeno pari alla media dei rendimenti di mercato. Con una garanzia in più per Laborfonds, il cui rischio – per essere autorizzato da Covip - dovrà godere di una copertura che potrebbe essere assicurata dalle due Province.

Come utilizzare questa liquidità? Acquistando le obbligazioni emesse dalle società i cui progetti saranno ritenuti utili allo sviluppo territoriale, senza preclusioni di settori: investimenti in infrastrutture, immobiliari, anche con modalità private equity, a patto che i relativi piani industriali passino l'esame della Sgr cui verrà affidata la gestione, l'amministrazione e, appunto, il vaglio delle iniziative. Perché tutto ciò si realizzi sarà necessaria una norma provinciale che preveda la costituzione del Fondo, l'articolazione di un regolamento e contatti con i potenziali sottoscrittori. Posto che la volontà politica di farlo c'è, i passaggi non richiedono poi molto tempo e dunque si tratta di un progetto che potrebbe concretizzarsi già nel corso del prossimo anno e con prospettive operative e temporali molto lunghe.

Questo, molto sommariamente, il meccanismo immaginato per fare ciò che sinora è stato più volte tentato, ma mai realizzato: un'alleanza tra soggetti pubblici e privati per sostenere progetti industriali che dal 2008 a questa parte non hanno trovato il sostegno da chi dovrebbe assicurarlo, le banche. Sostegno, in verità, poco praticato anche dagli altri investitori istituzionali che, impegnati a preservare ed accrescere i loro patrimoni, non hanno dedicato grande attenzione allo sviluppo dell'economia regionale. Non è certo un caso, infatti, se il progetto lanciato ormai un anno e mezzo fa dall'assessore Olivi per la costituzione di un fondo d'investimento misto dopo un bando andato deserto, sia ancora lì, sospeso nel nulla, nell'attesa che qualcuno si faccia avanti.

Ora si cambia meccanismo e il fondo d'investimento “regionale” è pari ai fondi d'investimento nei quali già confluisce una bella fetta delle risorse degli investitori della regione. Certo, dalla retorica del territorio bisognerà passare alla pratica.

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