Finanza, salta il grande matrimonio

Niente fusione tra Tecnofin Trentina e Cassa del Trentino: la ha deciso un conchiuso di giunta provinciale


di Roberto Colletti


TRENTO. Doveva essere il matrimonio finanziario dell'anno, invece sarà un matrimonio a metà. La grande fusione tra Tecnofin Trentina e Cassa del Trentino si è rivelata più complessa di quanto non immaginassero gli entusiasti della razionalizzazione e quindi non si farà. Succederà, invece, che la finanziaria di Palazzo Moggioli, la “nonna” di tutte le spa pubbliche costituita nel 1973 assieme al secondo statuto d'autonomia, darà in eredità il suo variegato pacchetto di partecipazioni (140 milioni, bilancio 2011) alla Provincia ed alla “nipote” Cdt, ma si terrà la polpa, la partecipazione di Findolomiti Energia (33,33% per un controvalore di 72,5 milioni) ) che, con in pancia il 47, 8% di Dolomiti Energia, è la vera, grande attività strategica del Trentino.

Il quadro, per necessità più che per un ripensamento, è stato così delineato dal conchiuso della giunta Dellai che verrà reso pubblico nei prossimi giorni, non appena ne saranno stati informati commissione e gruppi consiliari, il Pd sopra gli altri, che avevano sponsorizzato la riorganizzazione della galassia societaria pubblica. Ma le complicazioni della realtà, talvolta, ostacolano le semplificazioni della politica.

L'impedimento alla fusione nasce proprio dal gruppo DE, la multiutility pubblico privata amministrata da Marco Merler, che nel 2011 vantava un patrimonio netto di 548 milioni. Una corazzata, insomma. Con un problema: i suoi bilanci non sono redatti secondo i criteri contabili Ias, come quelli di Cdt e delle altre società del portafoglio Tecnofin. Non una dimenticanza, semplicemente la legge non la obbliga ad adottare la certificazione internazionale e farlo, tanto più in fretta e furia, avrebbe imposto a DE notevoli costi.

In realtà, ancor più hanno pesato le incognite di uno scenario che, nell'ipotesi dell'acquisizione da parte di Cdt del pacchetto DE, avrebbe visto la Provincia nella posizione di titolare delle concessioni idroelettriche in capo alle sue controllate. I recenti sconquassi giudiziari, proprio su questo terreno, accaduti tra la Provincia di Bolzano e la controllata Sel, hanno consigliato Trento a tenersi lontana da analoghi pericoli.

Due, invece, le direzioni che prenderà l'altra metà (il 50% è costituita da Findolomiti Energia) del portafoglio Tecnofin. Sempre in nome della razionalizzazione andranno in capo direttamente alla Provincia le azioni dell'Aeroporto Valerio Catullo (5,57% iscritti nel bilancio 2011 per 4 milioni), di Informatica Trentina (39,71% per 11,6 milioni) e di Tecnofin Immobiliare (100% per 2,2 milioni).

Tutte le altre partecipazioni, anzitutto quelle di Autobrennero (2,6% per 17,2 milioni), di Btb (0,84% per 2,9 milioni), Infracis (20,9% per 19,3 milioni) e le minori di Banca Popolare Etica, UniIt, Diatec Cles, Terfin e Paros confluiranno nella new.co destinata ad essere incorporata da Cdt. In questo modo la finanziaria presieduta da Gianfranco Cerea rafforzerà il proprio patrimonio, oggi poco più di 40 milioni, con una sessantina di milioni di attivi freschi, portandolo ad una consistenza certamente più adeguata per le sue emissioni da un miliardo e più di prestiti obbligazionari.

Alla “gloriosa” Tecnofin - ma sì, chiamiamola così - presieduta da Fabio Ramus e diretta da Paolo Dalpiaz, il quale tra il 2006 ed il 2007 ha seguito l'operazione di acquisizione delle centrali Edison ed Enel, resterà il pacchetto idroelettrico ed il relativo debito, il prestito obbligazionario bullett da 50 milioni emesso nel 2006 e da rimborsare nel 2021, l'anno successivo alla scadenza delle concessioni idroelettriche. Una società con solo attivo ed un solo passivo, che avrà un amministratore unico e zero personale. Dove andranno gli otto dipendenti di Palazzo Grazioli? Per ora nessuno lo sa, ma probabilmente seguiranno la migrazione dei pacchetti azionari che fino a oggi hanno ben amministrato. Era iniziato come un matrimonio a due, finirà con un ménage à trois.

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