Disoccupati, tutti in fila per avere il sussidio

Fila di inizio anno ieri all’apertura degli uffici dell’Agenzia del Lavoro Altrettante persone sono attese in via Maccani per la giornata di domani


di Valentina Zeni


TRENTO. Ieri mattina, un “esercito” di disoccupati si è presentato puntuale all’apertura degli uffici dell’Agenzia del Lavoro per presentare la Dichiarazione di Immediata Disponibilità, necessaria per ottenere l’Assicurazione Sociale per l’Impiego (Aspi), il cosiddetto sussidio di disoccupazione. Circa un centinaio le persone cariche di documenti, ma anche di speranze, che ieri sono transitate per la sede di via Maccani e altrettante sono attese per la giornata di domani. Tra loro, tantissimi i giovani, come Luca Saitta, ventisette anni. «Dal duemilasei ho sempre lavorato come aiuto commesso, ma a dicembre il mio contratto è scaduto e mi sono ritrovato a casa», spiega. Una storia come tante la sua, quella di un ragazzo con qualche sogno nel cassetto e la voglia di rimettersi in gioco, nonostante le avversità: «Ora come ora mi andrebbe bene qualsiasi tipo di lavoro, non è certamente il momento giusto per fare gli schizzinosi».

Carmela Toller, di origini campane, sogna invece di fare la barista: «Sono arrivata in Trentino quattro anni fa per cercare migliori prospettive occupazionali, ma sono rimasta profondamente delusa». Da più di due mesi è alla ricerca di un impiego, ma, fatta eccezione per qualche lavoretto occasionale, non è ancora riuscita a trovare niente di stabile. «Voglio solo trovare un lavoro che mi dia la possibilità di vivere in maniera dignitosa: non ho grandi pretese e sono disposta ad adattarmi», racconta.

Un discorso che sembra valere per tutte le persone in attesa del proprio turno, anche per chi, come Luisa, di anni ne ha cinquanta, dieci dei quali trascorsi lavorando come segretaria in uno studio legale. A causa della crisi e dei tagli al personale, infatti, si è vista licenziare e adesso, separata e con una figlia a carico, sopravvive grazie ai risparmi accumulati e all’aiuto economico del padre. «Non sono ancora disperata, ma certamente spero di riuscire a trovare un impiego nel più breve tempo possibile, anche tramite il Progettone, dato che mi mancano pochi anni di retribuzione per ottenere la pensione», spiega.

Rita, un passato come collaboratrice presso un’impresa di pulizie, invece, è ormai una “veterana”: «Sono quasi sei anni che presento la richiesta del sussidio: lavoro per qualche mese, poi i contratti scadono e mi ritrovo a casa». Le promesse da parte dei datori di lavoro, come spiega, vengono puntualmente disattese: «Anche l’ultima volta mi era stato detto che sarei stata assunta nuovamente dopo qualche giorno di pausa, ma alla fine sono ritornata qui». Il suo ottimismo sul futuro si è spento, tra mancati rinnovi e tempi determinati: «Ho due figli, ma non vedo futuro, neanche per loro: il ragazzo ha frequentato una scuola professionale e, forse, in maggio lavorerà come bracciante agricolo, mentre la ragazza si laureerà a marzo, ma, ad oggi, non vedo grandi possibilità di impiego neppure per lei».

Per altri, tra cui Dorotea Bucella, invece, la richiesta del sussidio è solo un brevissimo “parcheggio” in attesa di poter ricominciare: «Sono disoccupata da cinque giorni, ma fra altri quindici ricomincerò di nuovo a lavorare». La signora, accompagnata dalla figlia, prima della crisi era assunta a tempo indeterminato come barista e cameriera, ma, a causa dei tagli, si era vista costretta a licenziarsi: «Mi avevano ridotto le ore lavorative e quindi ho dovuto farlo, anche a costo di rinunciare al posto fisso». Per Andrea Zardini la domanda è solo temporanea: a dicembre il suo contratto come escavatorista è scaduto, ma, salvo imprevisti dovuti al maltempo, dovrebbe riprendere l’attività lavorativa già nel mese di febbraio. «Per questo breve periodo vivrò grazie al sussidio, ma nei prossimi mesi, fortunatamente, ritornerò operativo», spiega.

Gli operatori del Centro per l’impiego ieri hanno lavorato tutta la mattina senza sosta per cercare di soddisfare le esigenze di tutti, protocollando ed elaborando fascicoli e fogli che, in fondo, non sono solo richieste di aiuti economici, ma anche di dignità e di un futuro migliore.













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